Forse come una fiaba in cui guardarsi dai pericoli, o forse come una grande gioco in cui alla fine vincono i buoni e muore il virus, proprio come faceva Roberto Benigni nel film “La vita è bella”: sono tanti i toni e i modi possibili per raccontare l’emergenza ai più piccoli e spiegare loro chi è questo virus e cosa fa.
Per capire come affrontare l’argomento e come gestire il lungo tempo in casa, senza scuola e senza contatti, abbiamo chiesto consigli e indicazioni pratiche a Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana.
Il virus ha modificato anche la vita dei più piccoli: che atteggiamento adottare nei loro confronti?
Semplicità, chiarezza e verità: queste le parole chiave per rapportarsi con equilibrio verso i più piccoli. I bambini sono molto plastici nel recepire le informazioni e, soprattutto, sono dei radar rispetto a stati emotivi come l’ansia e la paura. Anche per gli adulti è faticoso affrontare una situazione così complessa ma è importante, anzi necessario, aprire il dialogo con i bambini: occorre dare loro le coordinate perché possano comprendere il perché di cambiamenti così improvvisi. I bambini comprendono. E, al contrario, entrano in ansia proprio quando non capiscono.
Quali le parole giuste per spiegare il virus e la sua gravità?
Parole chiare con un tono assertivo. Occorre evitare bugie, mezze verità o alterazioni della realtà per alleggerire la gravità. Dobbiamo scegliere le cose essenziali da dire per spiegare che la situazione è anomala per tutti e che c’è una strada obbligata che tutti dobbiamo seguire. Semplificando: in questo momento c’è una malattia in giro, dobbiamo rispettare le norme, così tutti insieme manderemo via questo brutto virus. Il messaggio è semplice ma basta per dare loro le priorità del momento.
Qualche “tecnica” o modalità più adatta a parlare del virus?
È bene usare il loro linguaggio e quelle modalità meno dirette che spiegano narrando. Come quando a scuola si usa la filastrocca per imparare l’alfabeto o le rime per studiare le tabelline. Occorre usare una terminologia non estrema, evitare di trasferire loro senso di terrore e perdita di certezze. Si può ricorrere alla modalità del gioco o del racconto, per spiegare e coinvolgerli senza trasmettere loro la nostra ansia.
Come aiutarli a gestire il loro tempo e le giornate fra le quattro mura?
L’emergenza ha capovolto anche la vita dei bambini: la scuola è chiusa, sono in vacanze forzate e non è Natale e non nevica, è contro le abitudini e il ritmo di vita del bambino. Dopo l’euforia dei primi giorni iniziano a trovare tutto innaturale, compresa la presenza dei genitori in casa o l’assenza dei nonni o della baby sitter, la mancanza dello sport, dei coetanei che improvvisamente spariscono dal loro panorama quotidiano. È importante non lasciarli ore davanti alla tv o bersagliati da informazioni che, da soli, non sono in grado di valutare correttamente. Essere in casa insieme non significa stare insieme: allora questa è l’occasione per genitori e figli, di stare davvero insieme: per leggere un libro ad alta voce, per cucinare insieme, giocare: qualsiasi cosa che possa creare complicità e senso di unione che in questo momento è più importante che mai.
Linea telefonica Covid-19
Una linea telefonica dedicata all’emergenza Covid-19 e rivolta a psicologi, operatori sanitari e cittadini. È quanto attivato dall’Ordine degli psicologi della Toscana a partire dal 16 marzo fino a fine emergenza. Al numero di telefono 331 6826935, tutti i giorni dalle 9 alle 19, risponderanno psicologi e psicologhe a richieste, domande e per dare indicazioni sulle disposizioni da seguire e i comportamenti da tenere durante l’emergenza sanitaria nei diversi ambiti. L’iniziativa rientra all’interno della campagna di informazione #Noipsicologicisiamo lanciata dall’Ordine della Toscana ad inizio emergenza.
La filastrocca
Dedicata ai bambini e non solo, vi proponiamo la filastrocca dello scrittore italiano Roberto Piumini, autore di numerosi libri per ragazzi.
Come spiegare il virus ai bambini
Che cos’è che in aria vola?
C’è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’.
Virus porta la corona,
ma di certo non è un re,
e nemmeno una persona:
ma allora, che cos’è?
È un tipaccio piccolino,
così piccolo che proprio,
per vederlo da vicino,
devi avere il microscopio.
È un tipetto velenoso,
che mai fermo se ne sta:
invadente e dispettoso,
vuol andarsene qua e là.
È invisibile e leggero e,
pericolosamente,
microscopico guerriero,
vuole entrare nella gente.
Ma la gente siamo noi,
io, te, e tutte le persone:
ma io posso, e anche tu puoi,
lasciar fuori quel briccone.
Se ti scappa uno starnuto,
starnutisci nel tuo braccio,
stoppa il volo di quel bruto:
tu lo fai, e anch’ io lo faccio.
Quando esci, appena torni,
va’ a lavare le tue mani:
ogni volta, tutti i giorni,
non solo oggi, anche domani.
Lava con acqua e sapone,
lava a lungo, e con cura,
e così, se c’è, il birbone
va giù con la sciacquatura.
Non toccare, con le dita,
la tua bocca, il naso, gli occhi:
non che sia cosa proibita,
però è meglio che non tocchi.
Quando incontri della gente,
rimanete un po’ lontani:
si può stare allegramente
senza stringersi le mani.
Baci e abbracci? Non li dare:
finché è in giro quel tipaccio,
è prudente rimandare
ogni bacio e ogni abbraccio.
C’è qualcuno mascherato,
ma non è per Carnevale,
e non è un bandito armato
che ti vuol fare del male.
È una maschera gentile
per filtrare il suo respiro:
perché quel tipaccio vile
se ne vada meno in giro.
E fin quando quel tipaccio
se ne va, dannoso, in giro,
caro amico, sai che faccio?
Io in casa mi ritiro.
È un’ idea straordinaria,
dato che è chiusa la scuola,
fino a che, fuori, nell’aria,
quel tipaccio gira e vola.
E gli amici, e i parenti?
Anche in casa, stando fermo,
tu li vedi e li senti:
state insieme sullo schermo.
Chi si vuole bene,
può mantenere una distanza:
baci e abbracci adesso no,
ma parole in abbondanza.
Le parole sono doni,
sono semi da mandare,
perché sono semi buoni,
a chi noi vogliamo amare.
Io, tu, e tutta la gente,
con prudenza e attenzione,
batteremo certamente
l’ antipatico birbone.
E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova.