C’è chi dice che nel corpo umano ci siano più batteri che cellule. Effettivamente siamo colonizzati da migliaia, milioni di microrganismi. Sono nel cavo orale, nello stomaco, nell’intestino e sulla pelle, oltre che nell’ambiente che ci circonda. Ci conviviamo pacificamente, finché l’equilibrio non si rompe e qualcosa va storto. Come nei casi di gravi infezioni, anche mortali, per shock settico, che hanno riempito le pagine dei giornali nel 2019 e all’inizio di quest’anno.
Batteri, come l’Escherichia coli o la Klebsiella pneumoniae, che normalmente vegetano nel nostro intestino senza problemi, hanno reagito in modo anomalo, resistendo agli antibiotici, che non sono stati in grado di fermare l’infezione.
Antibiotico resistenza. Cause e conseguenze
La causa principale dell’antibiotico resistenza è attribuita dalla comunità scientifica al cattivo uso che abbiamo fatto negli anni di questi farmaci, preziosi alleati per la nostra salute. Prendendoli quando non ce n’è bisogno, ad esempio nel caso delle infezioni da virus contro cui non hanno alcuna efficacia. Oppure, anche se in misura minore, mangiando cibi di origine animale. Se il bestiame è stato curato con antibiotici in maniera indiscriminata, i residui restano nella carne che poi mangiamo. Questa quantità di farmaci interferisce con la flora intestinale, riducendo l’efficacia dei batteri “buoni” che hanno il compito di tenere a bada quelli patogeni, che di conseguenza diventano ancora più aggressivi, in un processo chiamato disbiosi. Da qui il rischio di infezioni prodotte da batteri multi-resistenti agli antibiotici che possono portare alla morte per shock settico.
Il microbioma
“I microrganismi vivono in simbiosi con noi, ci aiutano a digerire il cibo, danno una mano al sistema immunitario e hanno anche tanti altri compiti utili per la salute. Tutti insieme compongono il microbiota e il complesso dei loro geni prende il nome di microbioma” spiega Giorgio Tulli, medico, ex direttore della Terapia intensiva dell’Asl di Firenze e attuale consulente Ars Toscana (Agenzia Regionale Sanità) per la problematica dell’antibiotico resistenza.
Un mondo ancora da esplorare quello del nostro microbioma, al centro di studi internazionali che stanno scoprendo via via la rete di interazioni fra i batteri e le nostre cellule. “Questo reciproco vantaggio non deve essere messo a repentaglio” raccomanda Giorgio Tulli. Dobbiamo impegnarci, quindi, per preservare al meglio il nostro patrimonio di batteri. Innanzitutto, non usando gli antibiotici a sproposito. Poi, se consumiamo prodotti di origine animale, scegliendo quelli provenienti da allevamenti senza uso di antibiotici. Infine, preferendo un’alimentazione sana ed equilibrata che aiuti il microbiota a funzionare bene.
“Ci siamo resi conto dell’effetto positivo degli acidi grassi a catena corta, prodotti dai batteri “buoni” del tratto gastrointestinale quando ingeriamo alimenti soprattutto vegetali, che sembrano influenzare positivamente il sistema immunitario e quindi la salute – specifica Tulli -. Mentre i cibi ultra-processati finirebbero per stimolare ulteriormente l’appetito con il risultato finale dell’obesità”. E con conseguenze negative sullo stato di salute generale.
In attesa dei risultati definitivi degli studi internazionali, possiamo già fare qualcosa, prenderci cura dei nostri amici batteri.
Il dottore consiglia
- attenzione all’igiene, in particolare quella delle mani;
- uso appropriato degli antibiotici;
- consumo di cibi possibilmente privi di antibiotici, seguendo la Piramide Alimentare Toscana.