Questa la frase sul suo profilo Twitter: perché Chicco è attento a tutti, non solo a chi alza e schiaccia, ma anche a chi, in maglia azzurra, aspetta paziente il suo turno.
Chicco è lui, Gianlorenzo Blengini, torinese di origine, italiano per missione, il coach della nazionale maschile di volley.
Fare squadra: come diventa possibile?
Con un lavoro e un coinvolgimento quotidiano: intrecciarsi l’uno con l’altro, perché ogni giocatore capisce che con la squadra è più forte. Il rendimento e lo spirito di gruppo incidono molto e per questo noi allenatori abbiamo il dovere ed il compito di tenerlo controllato, di dare dei paletti perché ci sia la giusta armonia. I giocatori non devono essere per forza amici, ma condividere uno spazio perché è funzionale all’obiettivo. Chi fa squadra, ovvio, ha più probabilità di vincere. Il presupposto è che tutti abbiano chiaro l’obiettivo e siano pronti a fare la loro parte, che sia in campo o in panchina.
Lo sport, in particolare lo sport di squadra, aiuta ad insegnare il rispetto delle regole. Nello sport di squadra aiutare a capire che ci sono degli impegni presi non solo nei confronti di se stessi ma anche nei confronti dei compagni che si aspettano che tu faccia delle cose, e quindi non si può decidere di saltare un allenamento solo perché non se ne ha voglia. Se salti un allenamento non ci rimetti solo tu perché poi giochi male, ma anche i tuoi compagni di squadra. La squadra funziona se si condividono gioie e dolori, meriti ed errori”.
Quale l’ingrediente che rende vincente una squadra?
La parola chiave è fiducia. Prima di pensare al risultato, io per primo devo fare un lavoro su me stesso e con gli altri per costruire una relazione di fiducia: per me questo racchiude tutto il senso della squadra e del mio lavoro. Prima di pensare a come il giocatore può esprimere il suo massimo, devo far sì che ogni giocatore si fidi di me. Come? Mettendo alla base della fiducia la professionalità, l’onestà intellettuale e la coerenza. Più che dire, fare.
Cooperazione e competizione: come dosarli, nello sport e nella vita?
È un dosaggio che va gestito passo passo: di certo la cooperazione è l’ingrediente base per affrontare le sfide più difficili, è il collante che dà solidità alla struttura. I giocatori sono tanti e la palla una: per farla “volare bene”, devono sostenere uno il gioco dell’altro e, tutti insieme, la palla stessa. La cooperazione non è buonismo: è azione di tanti verso una meta. Difficile ma semplice. E viceversa.
Vincere, vincere, vincere?
No! L’obiettivo è quello di riuscire a esprimere il massimo della propria potenzialità. Pensare solo alla vittoria, a tutti i costi, può essere frustrante, soprattutto nelle situazioni in cui l’avversario è davvero più forte. Giocare bene, questo sì: e certo, mai con l’obiettivo di perdere!
Quanto è importante perdere? E saper perdere?
La sconfitta va messa in conto, nello sport e nella vita, e non va minimizzata. Va utilizzata al meglio per tornare a vincere. Impegno, avversario, motivazione, allenatore nel pallone? Capire il perché è già giocare una nuova partita.
Un sogno già realizzato?
Poter fare della mia passione per lo sport un lavoro: era un sogno da bambino ed è un bel sogno realizzato.
E il prossimo da realizzare?
Le Olimpiadi! Non è solo sport, è un’esperienza di vita unica. Rappresentare l’Italia ci rende, semplicemente, felici. E orgogliosi del nostro bel Paese.
Scaramanzia
Lui non è scaramantico ma in campo e addosso non dimentica di portare il calzino di “quella partita memorabile”, la solita cartellina porta documenti e “la maglietta dell’estate”, quella con cui vince la prima partita importante della stagione.