Truffa per truffa: l’incidente

Inizia con questo primo appuntamento la nostra rubrica settimanale, realizzata in collaborazione con le Forze dell’Ordine, che ci accompagnerà per sei appuntamenti nei mesi di luglio e agosto, con testimonianze di persone rimaste vittima di truffatori, e delle loro tecniche subdole e fantasiose. Hanno tutte schemi ricorrenti: conoscerli è il primo passo per difendersi

Fanno leva sui sentimenti più profondi, i truffatori del nostro tempo, come l’amore di una madre per i propri figli, ma anche sulla fragilità fisica, e non solo, di chi, come gli anziani, si sente ormai relegato ai margini di una società che non riesce più a capire, incapace di tenere il passo con un mondo che corre troppo veloce. Uomini e donne a cui, a volte, può bastare un sorriso, un’attenzione rivolta senza chiedere nulla in cambio, per sentirsi disposti a concedere la propria fiducia a chi se ne finge degno. Inevitabile che vi sia chi, di tutto questo, tenti di approfittare, escogitando le strategie più varie per scalfire la naturale diffidenza delle proprie vittime.

L’incidente: la testimonianza della signora Rosa

Le giornate per la signora Rosa, scorrono tutte uguali. La sveglia alle 6.30, la passeggiata con il fox terrier Filippo, meteo e reumatismi permettendo, il pane e il latte fresco comprati al forno dietro l’angolo e poi a casa, tra un minestrone da far bollire e una lavatrice da caricare. Unica consolazione, in tanta solitudine, il pensiero dei suoi tre figli: Marco, che fa il rappresentante e lavora 24 ore al giorno; Marta, che di mattina insegna educazione fisica in una scuola e il pomeriggio allena i bimbi del suo quartiere a correre veloci come il vento; Irene, che a tutti i costi ha voluto indossare il camice di suo padre buonanima, e adesso si sfianca giorno e notte tra le corsie di un pronto soccorso.

Tutti troppo impegnati, per passare del tempo con la loro anziana mamma. Ma a Rosa non importa: per lei è sufficiente sapere che i suoi ragazzi stanno bene. Ecco perché, quando una mattina riceve la telefonata di un Maresciallo dei Carabinieri, le sembra che la terra prenda improvvisamente a franare sotto i suoi piedi. La voce del militare è gentile ma ferma, mentre spiega a Rosa che suo figlio è rimasto coinvolto in un incidente. Nulla di grave, per carità, ma qualcosa è andato storto con l’assicurazione, e il ragazzo potrebbe trovarsi nei guai con la giustizia. Guai seri.

Per Rosa sono attimi di panico. Ripensa all’ultima volta che ha sentito Marco, a come le era sembrato stanco, forse preoccupato. Magari non ce l’ha fatta negli ultimi tempi a far quadrare i conti, e alla rata dell’assicurazione ha dovuto rinunciare per pagare debiti e bollette. Il MaresciaIlo la rassicura: una soluzione c’è. Basterà pagare una “piccola cauzione”; e il suo ragazzo sarà libero: altrimenti non resterà che trattenerlo in “camera di sicurezza”.

Il linguaggio è da cinema americano, ma Rosa non lo può sapere. Lei sa solo che suo figlio ha bisogno di aiuto. I tremila euro richiesti per la “cauzione” non sono uno scherzo, ma non importa: una piccola riserva di denaro Rosa la tiene sempre in casa; per il resto è pronta a precipitarsi alla Posta: un “avvocato”, le assicurano, verrà a ritirare personalmente il denaro. Non è passata un’ora dalla telefonata del Maresciallo che Rosa è già uscita dall’ufficio postale, nella borsa i mille euro che ha potuto ritirare grazie all’intervento del Direttore della filiale, che la conosce da sempre.

Sarà proprio lui, dopo aver congedato la cliente, a farsi delle domande. Cosa avrà spinto una donna a dir poco oculata, che vive della sua modesta pensione, a fare un prelievo così consistente? E perché gli è sembrata tanto agitata? Del fenomeno delle truffe ai danni degli anziani è ben informato, anche grazie a una capillare campagna di informazione, e nel dubbio è ai Carabinieri che il Direttore si rivolge. Il Comandante di Stazione non minimizza. In un attimo è a casa di Rosa, che quando lo vede lo assale: come sta suo figlio, e quando arriverà l’avvocato a ritirare i soldi della cauzione? Il Maresciallo ci metterà del tempo a calmarla e a spiegarle il raggiro in cui è incappata. Il militare rintraccia suo figlio, dimostrandole che sta bene. Non resterà a quel punto che aspettare la visita del sedicente “avvocato” e tendere la trappola. A rispondere al citofono, all’ora convenuta, sarà la signora Rosa, ma a ricevere il finto legale ci penseranno i Carabinieri…

Come difendersi: tre consigli delle Forze dell’Ordine

  • Nessuna confidenza al telefono – Operando in linea, i truffatori possono procedere indisturbati. Attenzione allora a qualsiasi inattesa opportunità vi venga proposta “per appuntamento”. E tenete presente che INPS, INAIL e le ASL non ricorrono al telefono se devono effettuare controlli o risolvere questioni amministrative. Niente conversazioni, e confidenze, con persone che vi hanno contattato “per sbaglio”: non di rado si tratta di malintenzionati che mirano a carpire utilissime informazioni su di voi. La più classica delle truffe al telefono? La chiamata di sedicenti avvocati che chiedono urgentemente denaro per un vostro familiare in difficoltà: un incaricato verrà da voi a prelevarlo, magari disposto ad accompagnarvi al Bancomat. Non pagate in nessun caso. Piuttosto rivolgetevi ad una persona di fiducia.
  • Non aprite quella porta – Cominciamo col dire che il cancello e il portone non si aprono agli sconosciuti. Tanto meno la porta di casa. Controllate il visitatore dallo spioncino, e ricorrete comunque alla catenella se aprire vi appare necessario. Già, ma in quali casi è veramente necessario? Un funzionario del Comune o delle Poste, un incaricato dell’INPS o dell’INAIL, un tecnico del gas o della luce non si presenta a casa vostra senza preavviso. E non compete a lui la riscossione di bollette, il controllo dei pagamenti, magari con rimborsi a vostro vantaggio. La sua visita è sempre preceduta e garantita da una comunicazione in cui ne risulta il motivo. Non vi convince ugualmente? Avete tutti i diritti di contattare l’azienda interessata. Controllate il numero telefonico, però: il soggetto potrebbe darvi quello di un suo complice. Lui (o lei) attenderà fuori della porta.
  • Il tesserino non basta – Di visite, quando si è in casa, se ne possono ricevere tante. Ma non certo quelle degli impiegati di banca, i cui servizi vengono offerti solo presso gli sportelli, per corrispondenza, con carte di credito e online. Particolare attenzione, poi, a chi dice di far parte di enti benefici o religiosi, che, in modo assolutamente più credibile, preavvisano con messaggi nella buca delle lettere e di prassi non inviano volontari nelle abitazioni. Alla porta c’è un rappresentante delle Forze dell’Ordine, con un tesserino di riconoscimento a giustificare gli abiti civili? Comportamento del tutto inusuale: Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza operano presso le abitazioni in uniforme e vi giungono con auto di servizio. Chiamate senza esitazione il 112. Il suo compito è garantire la vostra sicurezza.

Ma soprattutto, in caso di necessità, reale o presunta, non esitate a chiamare il 112. Il numero è gratuito, e saranno pronti ad aiutarvi.

( A cura della Redazione dell’Informatore in collaborazione con le Forze dell’Ordine)

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