Storie di rinascita

Uscire dalla prigione della violenza si può. La storia di Sara ed Eleonora

Il finale può essere diverso e migliore. Sara ed Eleonora hanno intrapreso un percorso che le sta portando a riconquistare autonomia psicologica ed economica dopo essersi rivolte ad Artemisia, l’associazione che da oltre trent’anni opera sul territorio fiorentino e che, come centro anti-violenza, fa parte anche del coordinamento regionale Tosca.

Storie diverse – giovanissima con un bambino piccolo l’una, con esperienze reiterate in contesti violenti l’altra -, ma in comune l’essersi lasciate alle spalle il dramma dopo un periodo di formazione professionale seguito da un inserimento lavorativo nel mondo dell’artigianato, grazie alla Fondazione Marcello Gori e alla Scuola del cuoio di Firenze.

«Ho saputo di Artemisia da un’amica di mia mamma, con l’aiuto di una psicologa sono stata in grado di uscire dalla situazione di violenza in cui vivevo, ma è stato fondamentale anche il sostegno economico perché lavoravo saltuariamente nei locali e con il bambino era complicato. Poi è arrivata l’opportunità della borsa di studio alla Fondazione. Imparare a lavorare la pelle è stato bellissimo, quando ho finito il primo oggetto mi è venuto da piangere per l’emozione» racconta Sara. Eleonora, con una formazione artistica alle spalle, nella produzione di borse ha trovato il modo di riscoprire la manualità e il proprio talento.

Lavorare per essere indipendenti economicamente, ma anche «per riconquistare l’autostima che la violenza psicologica ed economica subita da compagni e mariti ha distrutto con l’isolamento e la continua svalutazione» spiega Tania Berti, responsabile area reinserimento socio-economico di Artemisia. In un Paese come il nostro, dove la bassa occupazione femminile è ancora uno dei talloni d’Achille dell’economia, superando di poco il 50%, non è facile però.

«La Scuola del cuoio di Firenze dal 1950 ha formato generazioni di artigiani, con un’attenzione speciale sin da subito per chi si trovava in uno stato di difficoltà – spiega Barbara Gori, presidente della Fondazione -. Mio padre Marcello nel 1950 fu chiamato a insegnare l’arte della pelletteria agli orfani di guerra negli spazi dell’ex convento dei francescani proprio dietro la Basilica di Santa Croce, poi ha aiutato i detenuti, infine, dopo il Covid abbiamo pensato di creare la Fondazione per sostenere anche le donne vittime di violenza». In tre hanno partecipato al corso cominciato nel 2022 e tutte oggi lavorano con soddisfazione: Sara ed Eleonora producono le borse della Scuola di pelletteria, famose e apprezzate nel mondo.

«Creare alleanze con le realtà lavorative del territorio – conclude Berti – è essenziale per far crescere nelle donne la convinzione di potercela fare da sole, soprattutto nel periodo di crisi economica che stiamo vivendo, o offrendo loro stabilità e sicurezza, di conseguenza anche psicologica».

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