Un libro prima e uno spettacolo in giro per l’Italia poi. Obiettivo, raccontare la storia come se fosse cronaca. La caduta. Cronache della fine del fascismo di Ezio Mauro ricorda i fatti che dal 25 luglio del 1943, data dell’arresto di Mussolini, proiettarono l’Italia verso la libertà, ma a costo di enormi sacrifici e sofferenze da parte della popolazione e grazie a una lotta di resistenza che terminò soltanto alla fine di aprile del 1945 con l’uccisione del Duce e la liberazione dalle truppe nazi-fasciste.
«Un’indagine giornalistica che punta a fare una cronaca di quelle vicende emblematiche e importanti da ricordare perché noi siamo il frutto di ciò che è stato costruito dai nostri nonni e dai padri. Ce ne accorgiamo oggi di quanto sia stato fondamentale quel passaggio storico, perché rischiamo di lasciare ai nostri figli un mondo meno sicuro di quello nato dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con le organizzazioni internazionali istituite allora per garantire la pace, sempre in piedi ma in grande affanno per far fronte alle guerre ultimamente esplose» spiega l’ex direttore di “La Repubblica” e “La Stampa”, che abbiamo incontrato alla fine di novembre al Teatro Puccini di Firenze prima dello spettacolo.
Schiavo di Hitler
La liberazione di Mussolini pochi giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre segna però la fine del suo sogno di uscire vittorioso dalla guerra. Ormai “schiavo” di Hitler, asseconda «il tragico esito delle leggi razziali del ‘38 che Mussolini aveva varato e che il re Vittorio Emanuele III non aveva voluto respingere, esprimendo soltanto il suo “dispiacere per la sorte degli ebrei”, ma niente più. Il rastrellamento di Roma il 16 ottobre del 1943 vede l’ingresso nel ghetto di 100 soldati delle SS che danno alle famiglie, compresi vecchi e bambini, poche ore per uscire di casa e presentarsi con soldi, gioielli e cibo per una settimana. Pochissime persone sopravvivranno ai campi di concentramento, ma soprattutto non ritornerà nessuno di quei bambini portati via dai camion e dai treni della vergogna».
Nei teatri, ad assistere al racconto della caduta del fascismo, diversi giovani, e anche dalle scuole arrivano numerose richieste di far rivivere i fatti di quel drammatico periodo davanti agli studenti. Alla domanda se veda analogie con la contemporaneità, Mauro risponde: «Il contesto è completamente diverso, l’Europa odierna non è un club di geografie riunite, ma un’unione di Paesi che si riconoscono nelle istituzioni e carte costituzionali libere e democratiche, nate dalla repulsa del fascismo e del nazismo, ma anche del comunismo sovietico che ha tenuto soggiogato una parte dell’Europa fino alla caduta del Muro di Berlino».
E a chi vuole invece cancellare il ruolo giocato dai partigiani nella Liberazione del Paese ribatte così: «Il contributo dei partigiani fu fondamentale nella resistenza al nazismo ed è stato sin da subito una testimonianza di fedeltà alla democrazia da ripristinare. Già il 26 luglio, appena catturato Mussolini, il giovane avvocato Duccio Galimberti invitava dal balcone del suo studio a Cuneo i concittadini a combattere la dominazione nazista fino alla soppressione dell’ultima vestigia del regime fascista», dando così il via alla Resistenza partigiana e venendo proclamato poi, alla fine della guerra, dopo essere stato ucciso, eroe nazionale.
Tutto serve per la memoria
La ricostruzione storica di Mauro si avvale di fonti di prima mano, a partire dai diari dei protagonisti di quel periodo fino alle intercettazioni – sì, proprio intercettazioni – delle comunicazioni telefoniche ritrovate in un fascicolo della segreteria particolare del Duce. «Da quelle pagine ingiallite, attraverso le parole pronunciate in libertà dai gerarchi, ignari di essere ascoltati, emerge il risentimento del Paese nei confronti del dittatore. Tutto serve per tenere viva la memoria, così importante per avere coscienza di ciò che siamo».