Un libro per ciascuno in classifica la scorsa estate: li abbiamo incontrati in coppia a San Giovanni Valdarno in occasione della XXI edizione del “Festival Orientoccidente”.
Claudio Bisio si racconta…
Di cosa parla il suo libro?
Il talento degli scomparsi è un libro strano, mi do la zappa sui piedi a dirlo, ma è difficile da leggere, lo ammetto subito, perché non ci si può distrarre troppo: se lo lasci lì qualche giorno, quando lo riprendi, devi ricominciare da capo. Sono due storie che si incrociano, quella di Marco e di Mirco. Marco è un attore del nord di una certa età – non sono io -, che ha avuto successo in passato, ma adesso è un po’ deluso, triste e vorrebbe scomparire, Mirko, invece, è un giovane del sud, privo di talento, ma che vuole diventare famoso. Le due vicende si intrecceranno, senza che i personaggi si incontrino mai.
Prima di pubblicarlo ha fatto leggere il libro al suo partner?
Sì, lo ha letto e ha detto: «Sei pazzo?». E poi, ridendo: «Ma non te la pubblicheranno mica questa cosa!». Era incredula quando Feltrinelli, mica un editore minore, ha avuto fiducia in quella cosa lì (il libro, ndr).
Professionalmente si sente più…
Dico attore, una parola che vuol dire tante cose. Anche a Zelig faccio l’attore, cioè recito il ruolo di spalla o conduttore. Anche quando ho inciso un disco era un’interpretazione da attore, così al cinema e a teatro. Quindi la risposta alla domanda è attore.
Sandra Bonzi si racconta…
Di cosa parla il suo libro?
Una parola per non morire si può definire una dark comedy su una trama da libro giallo. La protagonista è Elena, un personaggio che non ha paura del tempo che passa e non si abbatte di fronte alle difficoltà. Un carattere che mi piacerebbe avere. La vicenda parla di una ragazza di 16 anni che scompare a Milano, una città che la protagonista ama e odia allo stesso tempo. Nonostante ciò con questo libro si ride, anche molto, si sorride in tanti momenti, ma soprattutto è un racconto collettivo: c’è Elena, ma anche tutta la sua famiglia e una serie di personaggi variegati che lei conosce e include nel suo percorso.
Prima di pubblicarlo ha fatto leggere il libro al suo partner?
Certo, noi leggiamo reciprocamente tutto ciò che scriviamo. Devo a lui se questo racconto è diventato un libro, perché io l’avevo pensato solo come trattamento cinematografico e quindi mi tocca ringraziarlo.
Professionalmente si sente più…
Ho fatto lavori diversi e li ho amati tutti. Ma la scrittura è sempre stata centrale. La serie di Elena la devo al Covid, a quel tempo sospeso, che mi ha permesso di scrivere senza interruzioni, sfogando l’ansia che la pandemia portava con sé proprio nella scrittura.
P.S. Per la cronaca, moglie batte marito nelle vendite.