La nostra umanità è figlia della cultura del “Verba volant” invece le parole restano e si depongono a terra con tutta la loro forza, divengono semi e con il tempo piantine, fino a irrobustirsi, mettere radici e divenire alberi dai frutto malsani come i pregiudizi che colpiscono le donne con un veleno difficile da sconfiggere.
Questo il senso della mostra “Le parole non sono farfalle” che sarà ospitata fino al 27 novembre al Centro*Grondaie, a cura della fotografa e designer senese Luciana Petti, per riflettere sulla pericolosa permanenza di modi di dire, aneddoti, convinzioni di senso comune che appartengono ancora al nostra cultura e si ripropongono nella nostra quotidianità in modo trasversale tra maschi di tutte le età e classi sociali. Liberarsi del pregiudizio è possibile ma solo se le persone sono disposte a rivedere le proprie convinzioni e far cadere nell’oblio quelle frasi ripetute consapevolmente o inconsapevolmente da generazioni.
Luciana Petti, da anni presta il suo obiettivo a raccontare il mondo femminile – il volontariato, la famiglia, il disagio mentale. Con il suo lavoro di fotografa ha avuto riconoscimenti importanti e vinto premi prestigiosi. Molte delle sue foto appaiono su libri e riviste di tiratura nazionale.
La mostra è sostenuta dall’Amministrazione provinciale di Siena, l’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea, da tante associazioni, centri antiviolenza e dalla sezione soci Coop di Siena.