Sabato 21 settembre, alle ore 17, presso la Sala Melani della Casa torre Toscano di Volterra, si terrà la presentazione del libro L’Immonda di Esther Diana (Badiglione editore).
A presentare il libro, Esther Diana – autrice e architetto esperta di storia dell’architettura sanitaria e valorizzazione dei patrimoni storico artistici della sanità – e Alessandro Furiesi, Segretario dell’Accademia dei Sepolti e direttore della rivista culturale Rassegna Volterrana.
Un romanzo, l’Immonda che parla di donne, della loro fragilità ma anche del loro coraggio, come testimonia la vicenda di Caterina, personaggio realmente vissuto nella Firenze del Seicento. La sua storia non ha tempo e getta un ponte tra furie maschili di ieri e di oggi radicando entrambe nella prevaricazione, nell’ignoranza e nella brutalità.
La trama
Il romanzo è dedicato a Caterina Picchena (figlia di Curzio, uomo dal carattere difficile eppure politico accorto dei granduchi medicei Francesco I, Ferdinando I e Cosimo II) ma non è una ricostruzione della sua vita a tutt’oggi abbastanza nebulosa.
Caterina era una figura libertina, inquieta e trasgressiva, ma anche vittima della propria bellezza e facile preda di desideri maschili come quelli che provò per lei Don Carlo Medici che, nelle vesti di innamorato respinto, pare sia stata la vera causa della sua carcerazione nel Mastio di Volterra. Ma Caterina Picchena fu anche donna colta che si trattenne spesso a conversare con Galileo Galilei, ospite nella villa di Bellosguardo a Firenze.
Partendo da una premonizione astrologica avversa formulata alla nascita, l’autrice ha voluto immaginare quanto questo responso abbia dovuto condizionare la vita di una donna nella Firenze del sec. XVII, al di là di qualsiasi sua indole e lignaggio. In quella Firenze che, dopo la morte del granduca Ferdinando I e di Cosimo II, con la reggenza della madre Maria Cristina di Lorena e della moglie Maria Maddalena d’Austria, rimane invischiata, lentamente ma inesorabilmente, in una cornice di bigottismo e moralità superstiziosa, dove una donna bella non deve aver avuto vita facile specie se maritata giovanissima – si dice avesse poco più di 15 anni – con un vecchio vedovo.
Ebbene, la Caterina del romanzo ha la presunzione di rappresentare questa ideale donna-vittima dilatando la sua storia nel tempo per farsi testimonianza, ieri come oggi, dello spesso difficile rapporto tra universo maschile e femminile.
Al di là degli effettivi riferimenti storici, l’intento del romanzo è quello di raccontare una donna forte perché capace di andare contro corrente ma, al tempo stesso, fragile perché privata di quelle basi di affetto, amore e comprensione senza le quali ogni individuo, uomo o donna che sia, diventa facile oggetto di debolezze e sopraffazioni.
La Casa torre Toscano
La presentazione del libro si svolge all’interno della Casa torre Toscano, un gruppo di torri alla confluenza di via Matteotti e di piazzetta San Michele a Volterra, edificata intorno al 1250, come dimostra l’epigrafe sulla facciata di una delle due torri.
Un’iscrizione in latino collocata al di sopra del portone di ingresso, ricorda il proprietario, Giovanni Toscano (tesoriere di Re Renzo di Sardegna), e il costruttore che progettò e realizzò questo edificio, Giroldo da Lugano.