Sergio Staino: “Dopo questa tempesta, un mondo più giusto e sostenibile”.

Intervista al vignettista toscano, uno dei promotori dell'iniziativa "25aprile2020.#iorestolibero"

Un 25 aprile senza piazza non è una festa, e se la piazza fisica non c’è, perché le norme anti coronavirus impediscono gli assembramenti, ce la inventiamo. Deve aver ragionato in questo modo Carlo Petrini, fondatore di Slow food ed «eccezionale agitatore culturale» come lo definisce Sergio Staino, promotori insieme a Michele Serra e Gad Lerner di “25 aprile 2020 #iorestolibero”.

“Subito ha aderito l’Anpi, poi lo Spi Cgil e la nostra piazza si è riempita di tanti artisti, personaggi della cultura, dello spettacolo e dello sport, che stanno lasciando e lasceranno fino a sabato un ricordo e una testimonianza, sulla pagina Facebook dedicata”.

Staino che cosa ha preparato?

Naturalmente un disegno, che raffigura Ilaria che chiede “Scendiamo in piazza?” e la risposta di Bobo è “Sì, online”. Sullo sfondo ho recuperato un disegno del ’46 di un autore morto giovanissimo che fa riferimento alle storie dei partigiani. Poi ce ne sarà un altro che diffonderò sabato, con Jesus e Pietro, anche lì la soluzione al problema di come scendere in piazza è il web. Come a dire che il 25 aprile non lo ferma neppure il Coronavirus…se non in piazza, saremo tutti online. In fondo l’online in questo periodo si è fatto gioco forza un grande spazio, è cresciuto moltissimo, con questa pandemia saranno aumentate le vendite di computer. Io ero già attrezzato perché, a causa dei miei problemi alla vista, lavoro grazie agli strumenti digitali e ne ho diversi. Però in casa siamo sempre a litigarceli, perché ci sono i nipoti che devono fare le lezioni online e ognuno ha le sue esigenze.

Che significato ha oggi celebrare il 25 aprile?

Essendo nato nel 1940, ero bambino quando c’è stata la Liberazione: ricordo la paura dei tedeschi, l’arrivo degli americani e le vicende dei partigiani. Subito dopo la guerra c’è stata da parte del Partito comunista la volontà di far vedere il 25 aprile più attraverso una bandiera rossa che una bandiera tricolore. Poi il tentativo politico di trasformarla in una festa di tutti, che noi giovani sessantottini abbiamo ostacolato. Ma gli anni passano e le cose cambiano e oggi la festa della Liberazione è soprattutto il riconoscimento dell’unità democratica.

La colonna sonora di questa festa sarà Bella ciao, da poco riscoperta anche in chiave ambientalista?

Mi piace molto che questa canzone, che in realtà non è propriamente una canzone dei partigiani, perché è divenuta tale dopo la fine della Resistenza, diventi il simbolo della democrazia italiana nel mondo. Nei giorni scorsi in Inghilterra l’hanno cantata in segno di solidarietà verso i medici che si sacrificano nei nostri ospedali contro il Covid. È stato molto bello.

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