Bilancio di genere, piano strategico di genere, certificazione di genere sono termini con cui enti pubblici e imprese private si trovano e si troveranno sempre più spesso a fare i conti. Il bilancio di genere è la fotografia statica di quante donne e uomini lavorano in un determinato istituto e quali ruoli occupano al suo interno. Il piano strategico comprende tutte le azioni necessarie per raggiungere la parità, mentre la certificazione è uno strumento rivolto alle imprese private. L’obiettivo è promuovere una maggiore partecipazione femminile nel mercato del lavoro, ma le aziende che si dotano di una certificazione di genere possono godere anche di sgravi contributivi.
In Italia è stato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a introdurre il Sistema di certificazione della parità di genere, con l’obiettivo di promuovere la trasparenza sui processi lavorativi nelle imprese, ridurre il gender pay gap (“divario retributivo di genere”, che indica la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini), aumentare le opportunità di crescita nelle imprese e tutelare la maternità. Entro il 2026 la certificazione di genere dovrebbe essere conseguita in Italia da almeno 1800 fra enti e imprese.
Tornando in ambito pubblico, invece, lo scorso novembre sono stati di usi i risultati del progetto che ha portato alla stesura da parte dell’Università di Firenze del Bilancio di genere di 39 Comuni su 41 dell’area metropolitana di Firenze.
Cos’è emerso? Una fotografia complessivamente positiva con dati di gran lunga migliori rispetto al panorama nazionale. Ad esempio, per quanto riguarda l’occupazione femminile il tasso dell’area fiorentina nella fascia di età 20-64 anni tocca il 74,2% a fronte del 55% registrato a livello nazionale, collocandosi prima da- vanti alle altre aree metropolitane italiane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Roma, Bari, Napoli). Firenze è anche la Città metropolitana in cui si osserva una minore differenza fra tasso di occupazione femminile e maschile: 6,8 punti percentuali, inferiore alla media italiana di 12,9 punti.
«Abbiamo anche valutato il contesto, analizzando altri aspetti della vita quotidiana, ad esempio, i servizi di trasporto pubblico, che sono usati molto più dalle donne che dagli uomini – ha detto Maria Paola Monaco, professoressa di Diritto del lavoro e coordinatrice dell’Osservatorio di genere dell’Università di Firenze -. Complessivamente i punti di forza superano di molto quelli negativi. Questo primo Bilancio di genere si pro- pone di gettare le basi per future azioni, incluso lo sviluppo di un “Piano di uguaglianza di genere”. Questo approccio consentirà di individuare le risorse destinate alle pari opportunità e valutare gli impatti degli interventi sulla vita di uomini e donne».