Massimo Livi Bacci, docente emerito dell’Università degli studi di Firenze, è riconosciuto come uno dei più grandi e autorevoli demografi al mondo. Ora, con il suo ultimo libro Per terre e per mari. Quindici migrazioni dall’antichità ai nostri giorni (Il Mulino), entra con forza nel dibattito, attualissimo e insieme antichissimo, delle migrazioni.
Naturalmente non un’inverosimile analisi esaustiva delle continue emigrazioni umane, bensì quindici esempi – come recita il sottotitolo – di grande ispirazione per i giorni nostri. Si parte dalle colonie delle città greche dall’VIII al VI secolo a.C. per transitare attraverso altre migrazioni emblematiche più vicine ai giorni nostri. Il libro sembra ruotare intorno ad alcuni cardini che potremmo definire quasi tautologici, cioè veri perché veri.
Ne parlava anche Seneca
Primo, il Sapiens ha sempre migrato, in continuazione e senza eccezioni. I primi Sapiens erano cacciatori-raccoglitori, si spostavano continuamente ed erano migranti di mestiere. Il secondo punto importante riguarda la comprensione della complessità del fenomeno, che potrebbe trovare una sua semplificazione nella linea di demarcazione esistente fra migrazione volontaria e libera e migrazione causata da un motivo totalmente estraneo alla libertà di scelta. La terza questione riguarda quella che Livi Bacci chiama “la buona politica”, vista come unico antidoto ai mali di una “cattiva” migrazione.
Che l’essere umano si sia sempre mosso lo troviamo nelle pagine dedicate a Seneca, esiliato 2000 anni fa dall’Imperatore romano Claudio. «Per lui il mondo conosciuto – ci racconta Livi Bacci – era già da tempo un crogiolo di etnie, culture e lingue, conseguenza della stratificazione storica delle migrazioni. Davanti ai suoi occhi c’era un mondo di migranti mossi dalla natura umana e da altre mille spinte concrete, lungo vie spesso impervie e ignote, assicurando a tutti – anche a chi non migra – il rinnovo e il ricambio delle società».
Imperdibili anche gli altri esempi, in pagine multidisciplinari e di lettura chiara e comprensibile a tutti, non certo solo a specialisti e studiosi.
«Serve una buona politica»
Dall’Impero Romano a quello Inca, dalle deportazioni di intere popolazioni in Unione Sovietica, per non parlare della nascita degli Stati Uniti d’America o dei tedeschi reclutati da Caterina la Grande. Il catalogo sarebbe letteralmente infinito, ma i quindici esempi riescono a raccontare la natura, il cuore del fenomeno. Livi Bacci ci parla delle migrazioni come «qualità istintuale connaturata agli esseri viventi». Così come il pianeta gira, così gli esseri umani ci camminano sopra. E per motivi infiniti. Migrazioni dovute ad epidemie, terremoti, siccità, deportazioni politiche, carestie alimentari, crisi climatiche. A questo proposito, la John Hopkins University stima una migrazione di decine di milioni di persone solo dal Medio Oriente, ed entro il 2050, proprio per motivi climatici. Ma ci sono anche migrazioni “volontarie”, per motivi di studio o per la ricerca di un lavoro sicuro e di un tenore di vita diverso.
Parlando con Livi Bacci, la frase che si sente ripetere spesso è: «La soluzione ai problemi migratori è la buona politica» e, se lo si guarda scettici, ti dice: «Se smettiamo di sperare che possa esistere una buona politica, tanto vale buttarsi dalla finestra».
Anche perché aspettando e sperando nell’avvento della buona politica, oggi sappiamo attraverso dati approssimati per difetto che 28mila persone risultano morte o disperse dal 2014 a oggi nel Mediterraneo. Di queste, 1143 erano minori, più di 100 solo nel 2023.