«Siamo nella fase in cui la tecnologia è abbastanza matura, da poter diventare invisibile». Parola di Michele Melchionda, dirigente generale con incarico di responsabile della transizione al digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, già direttore informatico del Team per la trasformazione digitale e Dirigente responsabile delle infrastrutture Ict (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) della Corte dei conti.
Insomma, uno dei massimi esperti di Italia digitale, un termine a suo dire che invecchierà presto: «Oggi parliamo di Italia digitale, ma un’altra Italia non esiste più. Dai servizi della pubblica amministrazione a quelli sanitari, dalla vita come cittadini agli aspetti più privati, un’Italia non digitale non c’è».
Infatti, con lo Spid oggi si aprono tantissime porte e mille opportunità, ci si può iscrivere i figli a scuola, prenotare una visita in ospedale e consultare il proprio fascicolo sanitario, richiedere il Bonus Mamma o utilizzare la App18, registrare un contratto di locazione, accedere al 730 online e molto altro. E se prima ci volevano decine di credenziali, ora si può fare tutto con una sola.
Ma proprio per questo è fondamentale che ci sia parità di accesso: «La pari opportunità comprende più aspetti, dalle infrastrutture tecnologiche, alla connessione, alla diffusione di dispositivi, alle competenze digitali, che non sono più opzionali ma devono diventare come una materia della scuola dell’obbligo: imprescindibili».
Su questa tematica, il gruppo di Melchionda e gli esperti. del Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale guidato da Vittorio Colao, sono da tempo al lavoro, con iniziative e progetti sui territori, perché è da lì che passa l’educazione tecnologica: «Ma non bisogna spaventarsi, perché con l’affermarsi della tecnologia diventerà più facile gestirla: nei prossimi anni solo i tecnici dovranno conoscere le questioni più complesse legate all’uso del digitale, mentre per i cittadini resterà la parte più semplice e intuitiva».
Questo a fronte di un impegno della Pubblica amministrazione a livello nazionale per omologare le piattaforme, il che non vuol dire togliere competenze al locale, ma dare procedure uguali per tutti e quindi migliori per i cittadini: «A chi si dice poco convinto di questa omologazione, rispondo che sarebbe come pensare che visto che abbiamo la stessa macchina, andiamo tutti nella stessa direzione. In realtà è uguale solo lo strumento».
Sul divario digitale, Melchionda avverte: «Stiamo attenti a considerarla una questione anagrafica: è un fenomeno sociale e come tale va affrontato. Ci sono tante persone mature che non hanno nessuna difficoltà ad interfacciarsi con l’identità digitale e tanti giovani che per ragioni di localizzazione territoriale, di formazione o di disponibilità di infrastrutture non hanno le competenze necessarie. A loro dobbiamo farle arrivare».
Intanto, volendo fare un paragone con l’Europa, l’Italia si piazza nella media: «Non amo particolarmente le classifiche – spiega Melchionda –, ma posso dire che negli ultimi cinque anni abbiamo fatto grandi progressi, basti pensare che oggi nel Paese ci sono oltre 10 milioni di identità digitali. In più è cambiato l’approccio, sono cambiate le imprese e i comportamenti dei cittadini. Sicuramente continuiamo ad avere bisogno di infrastrutture resilienti, di servizi nazionali e forse anche sovranazionali e del ruolo fondamentale dei territori per i servizi più di prossimità che hanno un forte valore aggiunto, ma possiamo dire che ora inizia la strada in discesa».
Cos’è lo Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale) ?
Il sistema che permette di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti, con una coppia di credenziali (username e password) personali. Si può usare da qualsiasi dispositivo: computer, tablet e telefono cellulare, ogni volta che, su un sito o su un’app di servizi, si trova il pulsante “Entra con Spid”.
Info: www.spid.gov.it