L’altalena dei prezzi: la risposta di Coop all’inflazione in atto

Intervista a Domenico Brisigotti, direzione commerciale Coop Italia e a Fedele De Novellis, economista e partner di Ref Ricerche

«Stiamo seguendo con grande attenzione quello che succede sui mercati, con l’intento di distinguere gli aumenti oggettivi rispetto ai tentativi speculativi per cogliere l’occasione di incrementare ulteriormente i prezzi». Domenico Brisigotti, l’uomo alla testa della direzione commerciale di Coop Italia, risponde così all’ondata inflattiva che sta caratterizzando i mesi autunnali e aggiunge: «Se da una parte ci sono i raccolti andati male o l’incremento dei costi energetici, rispetto ai quali eventuali aumenti per il consumatore finale possono solo essere “tamponati”, dall’altra la cooperazione di consumo ha il dovere di “smascherare” chi specula e approfitta delle turbolenze dei mercati per fare profitto».

Aumenti: perché?

Sui motivi degli aumenti interviene Fedele De Novellis, economista e partner di Ref Ricerche, che riconosce la complessità della situazione: «Partiamo dall’incremento dei prezzi delle materie prime. Qui registriamo notevoli differenze, anche nella stessa filiera alimentare: caffè, zucchero e grano sono in aumento, ma altri prodotti hanno un andamento più stabile. Del resto, gli incrementi più decisi sono quelli legati alle materie prime energetiche, le quali determinano aumenti che vengono incorporati nei prezzi finali. La tendenza potrebbe essere passeggera – continua De Novellis -, il tema vero infatti è se gli aumenti saranno persistenti o di breve periodo».

La risposta ancora una volta si può cercare nelle cause degli aumenti e nei precedenti storici. Per il gas, ad esempio, il trend crescente dei prezzi potrebbe affievolirsi nei prossimi mesi; già in passato si sono osservati dei rincari del gas poi seguiti da rapide contrazioni.

Ma resta un tema di fondo, legato alla transizione ecologica, visto che la sostituzione dei fossili con le fonti rinnovabili richiederà tempo. Per De Novellis abbiamo ritardato troppo questo processo e adesso ci ritroviamo ad accelerare per recuperare il tempo perso, ma questo porta a cambiamenti che le filiere non sono in grado di gestire in poco tempo.

Materie prime cercasi

Altro discorso, ma anche qui l’aumento è stimato come temporaneo, riguarda l’esplosione della richiesta e le pause di produzione dovute alla pandemia, relativo ad alcune tipologie particolari di prodotti: «Con la pandemia e i conseguenti smart working e didattica a distanza è esplosa la richiesta di computer portatili. Il mercato non era pronto e questo ha determinato una mancanza di microchip sul mercato che sta mettendo in difficoltà diversi settori industriali, come quello dell’auto. Dall’altro lato, recentemente il lockdown in una zona apparentemente lontana come il Vietnam ha causato difficoltà di approvvigionamento di scarpe e abbigliamento» spiega l’economista.

Ma cosa può fare il consumatore in questo quadro?
«In attesa del vero banco di prova che sarà fra fine 2021 e inizio 2022, quando si capirà la durata del processo inflazionistico, come cittadini possiamo ad esempio migliorare le nostre abitudini. Sui consumi di energia elettrica possiamo stare più attenti. Allo stesso tempo possiamo evolverci verso una mobilità più ecosostenibile, anche se il vero impulso dovrebbe arrivare su basi normative, ad esempio per quanto riguarda i packaging» conclude De Novellis.

Contro le speculazioni

«Tutelare il potere di acquisto dei soci e delle famiglie italiane, per noi significa intanto fare chiarezza su quello che succede, sul meccanismo delle filiere, sul rapporto con i fornitori – risponde Brisigotti -. Perché se un anno c’è poco grano, ci sono pochi pomodori o poche olive, inevitabilmente la domanda sarà più ampia dell’offerta e si registreranno dei costi più alti. Allo stesso modo, se aumenta il costo dell’elettricità o del carburante, all’agricoltore costerà di più produrre, ma non possiamo fare confusione fra reali necessità e speculazione, tanto più tenendo conto che non sempre gli aumenti sono immediati e, per come sono organizzati i processi di approvvigionamento dell’industria, ci sono tempi diversi per scaricare i processi inflattivi. Per questo Coop – conclude Brisigotti – sta lavorando pancia a terra per evitare i processi speculativi e sono in atto trattative con il mondo della produzione per garantire il potere di acquisto dei soci».

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