Procuratore della Repubblica a Reggio Calabria, precedentemente alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, a Giovanni Bombardieri dobbiamo la scoperta delle ramificazioni della ‘ndrangheta nel nord del Paese.
A quasi trent’anni dalla prima manifestazione Libera ricorda le vittime di mafia a Milano; pensa che queste iniziative siano state importanti?
Mantenere vivo il ricordo di quanti hanno perso la vita per mano di quel mostro che è la criminalità mafiosa serve per affrontare il presente e il futuro con la consapevolezza della necessità di non abbassare la guardia. Deve farci comprendere che quello che oggi possiamo dire ad alta voce è costato il sacrificio di molti. Importante è non rendere sterili queste manifestazioni che non devono concludersi nell’attimo in cui finisce la manifestazione stessa, ma servire ad aprire la mente della gente, in particolare dei ragazzi delle scuole perché conoscano quanto avvenuto.
È ancora utile l’impegno della società civile e dell’associazionismo?
Racconto sempre di un imprenditore che aveva denunciato gli ‘ndranghetisti che lo taglieggiavano da anni, ma aveva dovuto amaramente constatare che il suo negozio, pieno di clienti fin quando aveva pagato il pizzo, si era svuotato subito dopo la sua denuncia: e non si era svuotato solo dei mafiosi ma anche dei clienti cosiddetti “normali”. L’impegno dell’associazionismo, serio e non “interessato”, può fare tanto: significa non lasciare solo chi denuncia; ma aiutarlo, sostenerlo, fargli comprendere che ha fatto la scelta giusta.
La gestione dei terreni e dei beni confiscati alle mafie è ardua, lo dimostra la vicenda della Valle del Marro Libera Terra anche recentemente oggetto di intimidazioni e attentati…
È un tema articolato e complesso. Però si può fare tanto ed alcune associazioni lo hanno dimostrato. La protezione del lavoro coraggioso delle associazioni passa attraverso la sensibilizzazione della gente, della società civile. Certamente magistratura e forze di polizia fanno e faranno la loro parte. Ma fondamentale è l’impegno della società civile e comprendere che solo una reazione compatta può consentire di contrastare con successo la sopraffazione mafiosa: uno che denuncia e che viene lasciato solo è un’incudine su cui la ‘ndrangheta può battere, ma cento che denunciano o che si schierano dalla parte di chi denuncia sono un martello contro la ‘ndrangheta!
Le mafie sono cambiate, hanno ripulito la “faccia”; in cosa consiste oggi la loro azione illegale?
Le mafie sono cambiate: si sono infiltrate nei sistemi economici legali inquinandoli. Spesso offrono “scorciatoie” agli imprenditori in difficoltà nascondendo i loro veri obiettivi. Resistere alla tentazione della “scorciatoia” e della “agevolazione” offerta dai mafiosi diventa l’unica possibile risposta per mantenere integra la propria azienda; per non diventare, a propria volta, strumento di inquinamento illegale dell’economia, inserendosi in un meccanismo perverso che finisce per rendere partecipi e responsabili dell’affermazione di quel gruppo criminale, diventandone strumento in un determinato territorio.
Un aiuto concreto
Anche Unicoop Firenze si mobilita contro le mafie e invita i suoi soci a farlo con un gesto piccolo, ma consapevole. Dal 16 al 29 marzo, i vini bianco e rosso etichetta “Centopassi Placido Rizzotto” del consorzio Libera Terra saranno in offerta nei 22 punti vendita Coop di maggiori dimensioni. Acquistandoli si sostiene la coltivazione vitivinicola nei terreni confiscati alla mafia. «I vini Centopassi Placido Rizzotto nascono in alcuni degli angoli più belli della Sicilia – spiega Francesco Citarda del Consorzio Libera Terra Mediterraneo -. Luoghi troppo a lungo dimenticati e umiliati, che ora rinascono grazie all’amore che uomini e donne, nel solco della cooperazione, profondono nel progetto Libera Terra».
21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie
Anche Libera Toscana partecipa alla manifestazione nazionale in programma a Milano: «Ci stiamo organizzando con treni e pullman: oggi le mafie agiscono ovunque ci sia ricchezza e si possa fare affari, non più solo nei territori classici del sud d’Italia – spiega don Andrea Bigalli, referente di Libera per la Toscana -. L’arresto di Matteo Messina Denaro non deve indurci a pensare che la mafia sia finita. Oggi continua a colpire, con la macchina del fango, con le querele temerarie contro i giornalisti, con la gestione di traffici illeciti di denaro, droga e gioco d’azzardo. Presidiare il territorio è ancora più importante».