Io, tu, noi
È la prima regola del giardinaggio: ogni tipo di pianta ha bisogno di cure specifiche. E poi tutte le altre: scegli con cura cosa piantare, fallo al momento giusto, acqua né troppa né poca, ma quella che serve alla pianta, proteggi la pianta dalla erbacce, dall’incuria e dalle dimenticanze del trantran quotidiano, così incalzante che, a volte, rovina orto, relazioni e affetti.
In un tempo di rottura e di stop forzato dalla routine, riemergono le cose sospese, quelle non dette e quelle non fatte: fra moglie e marito, madre e figlio, fratello e fratello e, pur nella clausura delle quattro mura, sono tanti gli spunti per riprendere il filo. Qualche consiglio, come l’ago e il filo per ricucire, arriva da Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana che è impegnato a tutto campo per supportare cittadini e famiglie in questo momento di grande emergenza.
L’emergenza Coronavirus ferma il tempo: cosa emerge dal vostro osservatorio?
Emerge una società che, fino all’altro ieri, correva all’impazzata e con il fiatone, in cui tutti ci affannavamo a gestire il tempo senza accorgerci che era il tempo a gestire noi. Poi all’improvviso il tempo si è fermato, noi abbiamo smesso di correre e intorno è rimasto un grande senso di vuoto. Il problema, per tutti, sembra essere quello di riempire le ore della giornata: anziché riempirle di “cose”, si tratta, piuttosto, di rimettere al centro di quel tempo le relazioni. Sono quelle la vera trama su cui si deve reggere la nostra vita.
Come riempire il tempo?
Prima di tutto, in famiglia. Giocare, trovare il modo di divertirsi davvero con i propri figli. Trovare un gioco che piace a entrambi e giocare davvero, che sia un puzzle, il gioco delle costruzioni con i mattoncini colorati, o un videogioco. Questo aiuta a creare complicità, quei piccoli momenti dove non servono molte parole per sentire che c’è davvero vicinanza. Vale anche, e ancora più, per i rapporti di coppia dove i partner, un giorno, si guardano in faccia e non si riconoscono più: fare le cose insieme, ridipingere una stanza, sistemare il giardino o la cantina, cose semplici da fare insieme che aiutano a sentirsi vicini. Ogni tanto fa bene mettere da una parte il cellulare, abbassare il volume a tutto e tornare a guardarsi negli occhi: ecco, questo è importante.
Solitudine e isolamento sociale. Quali le categorie più a rischio con l’emergenza?
Indubbiamente gli anziani sono già una fascia a rischio solitudine e, con l’emergenza, si trovano arresi di fronte alle difficoltà quotidiane. Non parlo dei casi estremi, che necessitano di assistenza qualificata, ma anche solo del vicino di pianerottolo che si trova costretto a casa, impedito nelle piccole attività a cui prima provvedeva in modo autonomo. Possiamo riempire quel tempo che “avanza”, dedicando un po’ del nostro tempo agli altri, semplicemente provvedendo a spesa, posta, ricarica del telefono, farmacia. Prendersi cura degli altri, con piccoli gesti di grande aiuto. Anche se distanti, ci si può sentire tutti un po’ meno soli.
Fare rete: il ruolo dei social media
Stare in contatto e fare rete: in questa grande emergenza mondiale, i social media hanno dato prova della grande utilità per il coordinamento dei servizi primari, per informarsi e fare informazione, per lavorare e per mantenere il filo delle relazioni anche con familiari e amici. Indubbiamente utili ma altrettanto potenti nel diffondere bufale, o fake news, di cui ognuno di noi può diventare vittima e virus contagiatore.
In questo tempo confuso, in cui il virus c’è davvero, a moltiplicarsi, con lui, sono state anche le tante notizie false che hanno circolato, dalla malattia, ai numeri, ai rimedi e concause, fino alle versioni complottiste.
Dalla ricerca, curata e pubblicata lo scorso ottobre dall’Università di Tor Vergata, in collaborazione con la Kingston University di Londra su bufale inerenti la salute, emerge che le notizie acquisiscono credibilità e consensi man mano che circolano, basta un titolo interessante. La ricerca ha coinvolto oltre 1.600 partecipanti, suddivisi in due gruppi ai quali sono state mostrate notizie sul mondo della medicina, con diverse indicazioni sulla veridicità dei contenuti. Circa 60 su 100 persone avrebbero condiviso una notizia falsa, senza saper distinguere fra notizie vere e false. Poche persone infatti, avrebbero i mezzi e il tempo per risalire alle fonti, per una verifica effettiva. Far circolare questo tipo di notizie è rischioso per la salute come ha dichiarato alla stampa Francesco Saverio Mennini, docente di politiche economiche e sanitarie a Tor Vergata e coordinatore della ricerca: «L’analisi ha ottenuto un esito preoccupante. Appena diffusa, una fake news produce già i suoi effetti negativi. Anche le persone informate, possono ritenere meritevoli di condivisione informazioni false. L’impatto economico e sociale di una notizia falsa, soprattutto in sanità, lo si paga spesso in vite umane». Al tempo della ricerca e prima del virus, le tematiche più esposte risultavano essere l’informazione sui vaccini e gli screening oncologici.
Lo sapevate che?
Il termine “bufala” usato per le false notizie, rimanda in senso figurato al “prendere per il naso” e all’azione di legare e trainare con l’anello al naso l’animale che si lascia, appunto, trascinare.
Linea telefonica Covid-19
Una linea telefonica dedicata all’emergenza Covid-19 e rivolta a psicologi, operatori sanitari e cittadini. Per orientamento e per risposte a quesiti psicologici specifici (numero 3316826935, tutti i giorni dalle 9 alle 19); sostegno psicologico ai cittadini in difficoltà (numero 0553282200, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 16.30). Al secondo numero contribuisce anche la Sipem Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza.
L’iniziativa rientra all’interno della campagna di informazione #Noipsicologicisiamo lanciata dall’Ordine della Toscana ad inizio emergenza.