Caro carburanti e conseguenze della guerra in Ucraina

Come conciliare i bisogni di produttori e consumatori? Le riflessioni di Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia

Dopo il Covid e la guerra in Ucraina i prezzi volano alle stelle, tanto che in Italia si ipotizza un’inflazione ben oltre il 6%. Già in autunno con l’impennata dei carburanti si erano palesate le prime difficoltà nel contenere i prezzi dei prodotti al consumo, poi l’aggressione della Russia all’Ucraina e la previsione della carenza sui mercati internazionali di materie prime, come grano, mais e olio di girasole, ha fatto saltare tutto in aria svelando la grande fragilità di un sistema economico, anche alimentare, talmente interconnesso da rendere difficile qualsiasi soluzione.

«Stretta fra le esigenze dei produttori e la volontà di ridurre il disagio nelle famiglie, la grande distribuzione cooperativa si trova di fronte a una difficile sfida, quella di fare da calmiere, continuando a offrire prodotti di qualità a prezzi accessibili» spiega Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia.

Quali prodotti alimentari sono a rischio aumento?
A causa dei rincari energetici sono moltissimi, per esempio i latticini, che hanno bisogno di energia per i processi di trasformazione, così come lo zucchero, o le uova per la necessità di riscaldare i capannoni dove vivono le galline. Poi la carta, non solo fazzoletti, carta igienica e da cucina, ma anche quella che serve per le confezioni.

La guerra in Ucraina su cosa inciderà?
Principalmente sul grano tenero, quello che serve per la farina, e sull’olio di semi di girasole. Sono prodotti largamente usati nella trasformazione, ad esempio per produrre biscotti, ma l’olio di girasole serve anche per le salse, i sottoli, le creme spalmabili e per molte altre preparazioni industriali. Al momento sono ancora disponibili farina e olio del raccolto 2021, ma le incertezze sul futuro della guerra in Ucraina hanno fatto salire i prezzi. A questo si aggiunge un effetto speculativo.

Quali sono i timori che fanno salire i prezzi e mettere dei limiti agli acquisti?
Che il prossimo anno ci sia un raccolto molto ridotto, visto che i campi in Ucraina sono stati abbandonati in un momento, l’attuale, in cui necessitavano di essere concimati e curati. Adesso non c’è nessuno che lo fa, perché le persone stanno combattendo su quegli stessi campi. Se anche la guerra finisse oggi (17 marzo, ndr), non avremmo nessuna sicurezza di poter disporre di un raccolto integro nei mesi successivi.

In Italia siamo così dipendenti dai prodotti di quei territori? Non sarebbe il caso di dare più spazio all’agricoltura nostrana?
Per quanto riguarda il grano duro siamo quasi autosufficienti, anche se persiste una quota d’importazione, ma per quello tenero che viene utilizzato per l’industria alimentare, no. Pensare all’autarchia è un’utopia ed è antistorico, anche perché le materie prime importate non servono per sfamare il nostro Paese, ma per trasformare tutti quei prodotti che contribuiscono al mercato d’esportazione, offrendo lavoro a tante persone.

Quali soluzioni sta mettendo in atto Coop?
Stiamo cercando di aprire nuovi mercati delle materie prime per i fornitori di prodotti a marchio, sia dal punto di vista geografico che della tipologia dei prodotti, ma non sarà né facile né immediato, perché il mercato libero ha fatto salire ovunque i prezzi. Continueremo a investire sulle produzioni italiane, puntando all’equilibrio tra le necessità dei produttori, stretti nella morsa dei rincari, e il diritto di soci e clienti, ultimo anello della catena, a non pagare l’intero costo del carovita.

Per questo è stato deciso di prorogare la campagna Prezzi protetti?
Sì, fino alla fine di aprile i soci delle nostre cooperative potranno acquistare oltre duecento prodotti a marchio Coop (oltre seicento per i soci di Unicoop Firenze) a prezzi protetti, senza scontare i rincari delle ultime settimane.

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