I premi del teatro: Ubu. Un riconoscimento dallo sguardo lungo

Istituito nel 1977 ad opera di Franco Quadri, è considerato il riconoscimento più importante del teatro in Italia

Casateatro
Casateatro
Casateatro è un progetto di Unicoop Firenze realizzato in collaborazione con Murmuris Teatro per creare un gruppo di spettatori consapevoli e promuovere la partecipazione ed il coinvolgimento attivo del pubblico nella vita dei teatri toscani.

Su Wikipedia si legge che i Premi Ubu possono essere considerati per il teatro italiano ciò che il Festival di Sanremo è per la musica leggera. Attraverso questo paragone arduo, possiamo comprendere quanto tale riconoscimento sia noto nell’ambiente teatrale e non: la ragione di tale fama risiede senza dubbio nella sua storia, nella varietà di progetti premiati negli anni e nel suo essere lungimirante.

Dal 1977, anno della sua fondazione ad opera di Franco Quadri, guardando ai nomi dei vincitori si può infatti disegnare la storia del teatro italiano e internazionale, attraversando numerose categorie, che hanno permesso al premio di essere sempre all’altezza dei tempi.

Abbiamo deciso di raccontare i Premi Ubu, intervistando quattro artisti che negli ultimi anni hanno vinto in diverse categorie, ponendo a tutti le stesse due domande.

Abbiamo parlato con:

  • il Teatro delle Albe vincitori del “Miglior progetto curatoriale 2017” per INFERNO. Chiamata Pubblica per la Divina Commedia di Dante Alighieri;
  • il Sotterraneo, che ha ricevuto il premio “Miglior Spettacolo dell’anno 2018” con Overload,
  • Andrea Argentieri, “Miglior Attore Under 35 2019”
  • il Teatro di Rifredi che ci ha raccontato della vittoria del “Premio speciale Ubu 2019”.

Cominciamo!

L’intervista

Vincere il premio Ubu in che modo ha cambiato il vostro percorso professionale?

Albe: I premi sono al contempo una felicità e una dannazione. Una felicità se li accogliamo come un sole che riscalda, come una pioggia rinfrescante, una notte da contemplare piena di stelle, una gioia gratuita che può rafforzare il cammino. Una dannazione se fanno pensare a quelli prima che alla purezza dell’operare, se diventano un metro per giudicare gli artisti. La “fama” è una gabbia dorata, occorre attenzione a non diventarne prigionieri.
Il premio Ubu è stato e continua ad essere il più importante riconoscimento del teatro italiano, per l’ampiezza del referendum che indice tra critici e studiosi. La figura di Ubu, dall’opera di Alfred Jarry, è al contempo prodigiosa e mostruosa, come ben sapeva il fondatore del premio, l’indimenticabile Franco Quadri.

Sotterraneo: La compagnia è nata nel 2005 da un gruppo di amici ventenni che provava in un centro sociale, quasi per gioco. Dopo 7 anni, nel 2012, due dei membri originari hanno lasciato il gruppo per percorrere altre strade. Dopo altri 7 anni, tra 2018 e 2019, noi tre “sopravvissuti” abbiamo discusso a lungo sullo stato di salute del progetto, su quali erano i margini di crescita e quanta era la voglia di continuare a lavorare insieme, fare ricerca culturale in Italia, stare sul palco nel pieno della Rivoluzione Digitale, vivere con poco nel cuore dell’Occidente mercantile.
L’Ubu è arrivato esattamente in quel momento. Quando hai camminato tanto (15 anni non sono pochi, specie dai 20 ai 35) devi necessariamente fermarti un attimo, parlare in modo diretto, e capire se questo cammino ti ha portato da qualche parte. Avevamo già deciso di andare avanti insieme, avevamo già le idee per farlo, di certo l’Ubu non basta come risposta ai dubbi, nessun premio ti permette di affermare che va tutto bene punto-e-basta perché ci sono molte altre cose sul tavolo (prospettive professionali, aspirazioni individuali, rapporti interpersonali…), però l’Ubu dice che il tuo lavoro è riconosciuto, che per il campo professionale in cui agisci quello che fai ha senso e valore, che a qualcuno interessa, e non è poco: si va avanti con ancora più determinazione.

Andrea Argentieri: Il premio Ubu 2019 come Miglior attore under 35 è arrivato in un periodo della mia vita di ricerca e di scoperta. Lo spettacolo Se questo è Levi è arrivato all’improvviso, inaspettatamente nel gennaio del 2018 quando il Comune di Bologna chiese a Luigi De Angelis di fare qualcosa per la giornata della memoria e proprio in quel periodo stavamo lavorando insieme alla figura straordinaria di Primo Levi, per un’intuizione che Luigi ha avuto di somiglianza e di legame tra me e lo scrittore. Abbiamo così colto l’occasione per dare vita allo spettacolo che due anni dopo avrebbe avuto grande risonanza e che mi avrebbe fatto vincere l’Ubu.

In questo spettacolo mi faccio da antenna per la voce di Levi. Il mio corpo è costantemente attraversato da lui e la parte vigile del mio cervello si fa da parte. Questo ha dato un senso alla grande emozione che da sempre e, inspiegabilmente, ho provato per l’arte del recitare, talvolta così forte che la cosiddetta “parte vigile” se ne voleva quasi liberare.

Negli ultimi due anni oltre che la vocazione ho capito cosa sia la missione dell’attore, che è qualcosa che ha a che fare con l’istinto a cui non si comanda. L’importanza di questo premio mi ha fatto capire di voler alimentare il più possibile questa missione.

Teatro di Rifredi: Aver ottenuto il “Premio speciale UBU 2019” è stato un grande onore per Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi soprattutto perché non si è trattato di un premio su una specifica categoria ma, come scritto nella motivazione stessa, “per l’intenso lavoro di traduzione, allestimento e promozione della nuova drammaturgia internazionale” che abbiamo sviluppato negli ultimi 4/5 anni.

È un premio che sentiamo di condividere con la città di Firenze e la Regione Toscana ma soprattutto con il 1.000.000 di spettatori che sono passati dal Teatro di Rifredi da quando la Società di Mutuo Soccorso di Rifredi ha deciso (nel 1986) di affidarci la gestione della sala che abbiamo sempre considerato uno spazio vivo, popolare e di confronto culturale, con una forte connotazione alla formazione del pubblico (e anche degli artisti) delle nuove generazioni.

È, inoltre, un Premio che sottolinea la grande capacità di Angelo Savelli di intercettare autori, largamente affermati a livello internazionale, ma praticamente sconosciuti in Italia: dal franco uruguayano Sergio Blanco (Tebas Land) alla stella del teatro catalano Josep Maria Mirò (Il principio di Archimede), dal francese Rémi de Vos (Alpenstock, Tre rotture, Per tutta la mia vita ho fatto solo cose che non sapevo fare e Occidente) ma anche ai belgi Nicolas Buysse, Fabrice Murgia e Fabio Zenoni per il loro Walking Thérapie).

Sappiamo tutti quanto sia difficile promuovere la drammaturgia contemporanea nei confronti del pubblico, però questa è anche la forza del Teatro di Rifredi: riuscire a mantenere un rapporto di fiducia con gli spettatori che dimostrano sempre una grande fiducia nelle nostre scelte artistiche. A 44 anni dalla creazione della compagnia è chiaro che questo Premio Ubu non cambia il nostro status ma rappresenta un incentivo a continuare in questa ricerca anche per il futuro.

Chi pensate dovrebbe vincere, in qualsiasi categoria, il premio Ubu nelle future edizioni?

Albe: Chi fa e ha sempre fatto “ricerca”. Come scrive Platone nelle Settima Lettera.

Sotterraneo: Quando abbiamo vinto, a esultare con noi c’erano tanti autori che in teatro praticano la ricerca, la sperimentazione sui linguaggi, la scrittura scenica originale. C’era la diffusa sensazione che un premio a un gruppo come il nostro rappresentasse un’apertura, e questa è in realtà la cosa che ci ha resi più felici. Vorremmo che a vincere l’Ubu fossero sempre più spesso dei progetti votati al rischio culturale, e che l’Ubu desse il segnale di un’Italia che rinegozia gli equilibri fra tradizione e contemporaneo, a tutti i livelli.

Andrea Argentieri: Mi auguro che come me l’Ubu lo possa vincere un artista che sia in un particolare momento di scoperta e di ricerca personale. Personalmente sono per l’artista che mette in campo tutto se stesso, che non si risparmia, e soprattutto che si mette in gioco nel vero senso della parola, che non ha bisogno di dimostrare null’altro se non che essere un tramite.

Come ho visto in Gabriele Portoghese in Tiresias, uno degli spettacoli più belli negli ultimi anni, con la regia illuminata di Giorgina Pilozzi. O in Elena Di Gioia, che è una delle organizzatrici più appassionate e sensibili con cui abbia mai collaborato.

Teatro di Rifredi: Non ho proprio idea dei criteri con i quali l’ampia e qualificata giuria che assegna i Premi Ubu si muova per individuare i premi da assegnare annualmente per cui non saprei come rispondere a questa domanda.

Le storie

Ermanna Montanari, Teatro delle Albe

Ermanna Montanari con Marco Martinelli – Foto Cesare Fabbri g.c.

Attrice, autrice e scenografa, e Marco Martinelli, drammaturgo e regista, fondano il Teatro delle Albe (1983) e ne condividono la direzione artistica.

Portatori di una poetica che attinge dalla tradizione scardinandola, e che non scinde l’arte dall’esistenza, i due artisti concentrano il proprio lavoro nella ricerca d’attore e nella parola, addentrandosi ora in un crinale che attraversa i territori del dialetto romagnolo e della musica elettronica (con storici lavori come L’Isola di Alcina e Lus, e il più recente Fedeli d’Amore, realizzati in collaborazione col musicista Luigi Ceccarelli), ora nella commistione con la cultura africana attraverso il coinvolgimento di attori senegalesi (ricordiamo il fecondo sodalizio con Mandiaye N’Diaye) ora componendo affreschi e allegorie corali (come il recente Va pensiero).

Sotterraneo

Sotterraneo – Foto Andrea Pizzalis g.c.

Sotterraneo è un collettivo di ricerca teatrale nato a Firenze nel 2005. Le produzioni del gruppo replicano in diversi dei più importanti festival e teatri nazionali e internazionali. Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory, del network europeo Shift Key ed è residente presso l’Associazione Teatrale Pistoiese.

Andrea Argentieri

Andrea Argentieri – Foto Enrico Fedrigoli g.c.

Andrea Argentieri è un attore emiliano romagnolo. Laureato al Dams prosegue i suoi studi a Londra, dove si laurea in cinema. Si diploma presso la Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone.

Nel 2017 si esibisce nello spettacolo We are God Squad and so are you della compagnia inglese Gob Squad. Nel 2018 debutta con lo spettacolo Se questo è Levi di Fanny & Alexander, che ottiene nel 2019 il doppio premio Ubu come Miglior progetto speciale e Miglior attore under 35. Nello stesso anno si esibisce in Docile della compagnia Menoventi.

Nel 2020 è in scena con Chiara Francini nello spettacolo L’amore segreto di Ofelia di Steven Berkoff con la regia di Luigi De Angelis e la drammaturgia di Chiara Lagani.

Teatro di Rifredi

Teatro di Rifredi g.c.- Con Eugenio Giani e Tommaso sacchi, Foto di Archivio

Il Teatro di Rifredi è la sede della storica compagnia Pupi e Fresedde e uno dei teatri più importanti di Firenze. La qualità delle proprie produzioni, le prestigiose ospitalità internazionali, la costante attenzione ai migliori artisti toscani e nazionali sono gli assi nella manica delle sue stagioni. Una programmazione eclettica e originale che incontra il gradimento di un pubblico sempre più numeroso.

(a cura di Luisa Bosi e Laura Croce)

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