Pianta di notevole bellezza, con una fragranza tra le più intense del mondo vegetale, la tuberosa vive bene nei nostri climi e si coltiva con una certa facilità, sia in vaso sia in piena terra. Originaria del Messico, giunse in Europa nel XVI secolo e si fece apprezzare facilmente per le sue numerose doti.
Appartiene alla famiglia botanica delle Agavaceae, e la varietà ornamentale più diffusa è la Tuberosa polianthes o Agave amica. Si tratta diuna specie rizomatosa, erbacea e perenne, che può crescere fino a un metro in altezza ed è piuttosto longeva e rustica. Dai suoi bulbi si genera un cespo di foglie a forma di nastro, arcuate verso l’esterno, di un bel verde brillante. L’aspetto della pianta è questo fino a quando, verso la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, non si adorna dei suoi fiori bianchi, carnosi e profumatissimi. Nascono all’apice dei lunghi steli robusti, quasi legnosi, che iniziano a formarsi nel fitto fogliame, in luglio. Lo sviluppo dei fiori è molto lento, ma una volta sbocciati persistono a lungo sulla pianta.
Ebbrezza pericolosa
Il profumo è molto intenso, vagamente dolciastro e si sprigiona maggiormente alla fine della giornata. Questa fragranza, davvero penetrante, si credeva potesse indurre nelle donne una sorta di stordimento, quasi una perdita del controllo, capace di generare il vaneggiamento. Il significato simbolico della tuberosa, in effetti, riporta alla voluttà, al desiderio, all’ebbrezza amorosa, alla bellezza, anche pericolosa poiché i fiori sono velenosi. Si associa però anche alla nobiltà, per il suo portamento elegante; suggerisce, infatti, un certo distacco e induce un sentimento di rispetto e ammirazione.
L’olio che si estrae dalla tuberosa si utilizza in profumeria; le fragranze che lo contengono, attraverso il loro sentore floreale, stimolano la creatività, aprono la psiche ed esaltano la sensualità. I fiori recisi si usano per abbellire le tavole nuziali, le chiese e per confezionare i bouquet delle spose, e in vaso per abbellire e profumare la casa.
Come si coltiva
La tuberosa ama il sole: bisogna trovare una posizione ben luminosa, in giardino o sul terrazzo, per garantire a questa pianta speciale di prosperare al meglio. Sfida il solleone estivo incurante del calore; è sufficiente darle la giusta quantità d’acqua, in modo regolare e costante. Nel momento in cui le foglie iniziano a ingiallire, intorno a fine ottobre, significa che la pianta ha terminato il suo ciclo di crescita: da questo momento in poi, si consiglia di sospendere le annaffiature. Le foglie ingiallite o secche si possono tagliare per ripulire la pianta e prepararla alla nuova stagione. Spunteranno dal terreno, verso fine aprile, i primi getti verdi che, infittendosi e crescendo, formeranno i nuovi cespi che ci accompagneranno durante l’estate.
Bisogna anche fornire alla tuberosa il substrato adatto; deve essere piuttosto soffice, ben drenato, e ricco di sostanza organica. Le concimazioni si possono somministrare solo nel periodo vegetativo. Un fertilizzante bilanciato a base di potassio, azoto e fosforo, in parti uguali, è ideale. Lo si può usare in forma solida (somministrare ogni sei settimane) o liquida, da unire all’acqua con cui irrighiamo (somministrare ogni quindici giorni circa).
Se vogliamo impiantare la tuberosa, e non comprarla già sviluppata in vivaio, si devono mettere a dimora i bulbi in primavera. Annaffiare in modo copioso dopo l’impianto in modo che il terreno si assesti bene intorno alla pianta. Nella fase di crescita, fino a che non compaiono i primi getti, in genere dopo qualche settimana, invece s’irriga moderatamente. Da considerare che la tuberosa fiorisce dopo due-tre anni dall’impianto, e ogni tre o quattro si rinvasa, o si dividono i cespi troppo fitti, per generare nuovi esemplari.