La cefalea è una malattia invalidante per il dolore che cronicamente affligge i pazienti. Pierangelo Geppetti, direttore del Centro Cefalee dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, recentemente ha pubblicato sulla rivista “Nature communications” uno studio sull’origine dell’emicrania, fondamentale per la scoperta di nuove cure.
Innanzitutto distinguiamo fra cefalea ed emicrania…
Cefalea è il termine con cui si identificano tutti i tipi di dolori alla testa, mentre per emicrania si intende una malattia a sé stante, che può manifestarsi in forma grave e che necessita di una diagnosi precoce e di una terapia appropriata presso un Centro Cefalee.
Quanto è frequente l’emicrania?
Affligge circa un miliardo e duecento milioni di persone, per lo più donne dai 15 ai 50 anni, che hanno una forte riduzione della qualità della vita globale, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha definito l’emicrania la malattia più disabilitante in quella fascia di età.
In cosa consiste la scoperta del suo gruppo di ricerca?
Abbiamo capito che la sede del dolore dell’emicrania risiede nel sistema nervoso periferico e non in quello centrale. Per duemila anni il mistero del perché tanti pazienti fossero afflitti da attacchi di dolore ricorrenti e invalidanti era rimasto insoluto.
Come siete arrivati a questa conclusione?
Due anni fa sono stati introdotti dei farmaci, anticorpi monoclonali capaci di bloccare la proteina Cgrp, causa della vasodilatazione che provoca il dolore. L’idea prevalente che il dolore emicranico originasse nel sistema nervoso centrale è stata messa in discussione dal fatto che gli anticorpi monoclonali non penetrano nel cervello, e quindi quest’organo non poteva essere la sede del dolore dell’emicrania.
Dove si forma quindi il dolore?
Il nostro gruppo di ricerca ha scoperto che il peptide Cgrp, liberato dalle fibre nervose del nervo trigemino, attiva il suo recettore nelle cellule di Schwann. Queste ultime, ritenute fino a oggi poco più di un guanto protettivo per i nervi che esse avvolgono, si sono invece rivelate elementi fondamentali per generare l’intenso, martellante e prolungato dolore dell’emicrania.
Gli anticorpi monoclonali sono sempre efficaci?
I risultati sono molto positivi, tuttavia il 30-40% dei pazienti non riesce a trarre beneficio da queste cure. Perciò insieme a scienziati statunitensi e australiani abbiamo creato un bloccante del recettore del Cgrp, che incapsulato in una nanoparticella viene veicolato all’interno della cellula di Schwann, dove si libera, risultando più attivo nel ridurre il dolore. Lo studio apre quindi un’importante prospettiva per poter curare anche quei pazienti emicranici che non rispondono alle attuali cure.