Dolore allo sterno: da cosa dipende e come curarlo?

Spesso a causarlo è il reflusso gastroesofageo. Ne abbiamo parlato con il gastroenterologo Andrea Galli dell'Università di Firenze

In televisione passano sempre più spesso spot pubblicitari per farmaci da banco che curano il bruciore di stomaco e il reflusso gastroesofageo. Viene da pensare che queste patologie siano sempre più frequenti. «Vero, il reflusso gastroesofageo insieme al suo sintomo tipico, il bruciore di stomaco, costituisce la causa più frequente degli accessi agli ambulatori gastroenterologici» spiega il gastroenterologo Andrea Galli, professore all’Università di Firenze.

L’incidenza è in aumento?

Sì, si calcola che negli ultimi 10 anni in Italia si è avuto un incremento fino a 120 nuovi casi di reflusso gastroesofageo l’anno su 100.000 abitanti e dal 20 al 40% della popolazione ne è affetta, rappresentando uno degli incrementi casistici più rilevanti in campo sanitario.

Cosa si intende per reflusso gastroesofageo?

Innanzi tutto, bisogna tenere presente che si tratta di una disfunzione, cronica o transitoria, caratterizzata dal passaggio di materiale gastrico e quindi acido, ma talora anche intestinale e quindi con bile, a livello dell’esofago, che non è in grado di neutralizzare le sostanze aggressive refluite e quindi si traduce in quel sintomo bruciante dietro lo sterno o poco più in basso.

Le cause sono molte, prima fra tutte l’obesità, che porta a un aumento di pressione a livello addominale che facilita il reflusso. Questo è associato spesso all’ernia iatale, ovvero il passaggio di parte dello stomaco nel torace, che altera quella valvola presente tra esofago e stomaco deputata a impedire la risalita del contenuto gastrico.

Sicuramente un’errata alimentazione associata ad altri comportamenti sbagliati costituisce la causa più diffusa di reflusso, come per esempio pasti frettolosi, abbondanti, assenza di attività fisica.

Quali alimenti devono essere evitati?

Se si soffre di reflusso, cambiare le proprie abitudini alimentari può essere una buona soluzione per ridurre i sintomi e prevenire gli attacchi. Naturalmente, vanno banditi alcuni alimenti e bevande come cioccolata, caffè, bibite gassate.

È preferibile limitare tutti i cibi che favoriscono la produzione di succhi gastrici, come sughi, intingoli, passata di pomodoro, cetriolo, agrumi, succhi di frutta, che sono ricchi di acido citrico.

La dieta ideale?

Meglio mangiare più volte durante la giornata, e limitarsi a piccole porzioni. L’ideale è basare la propria alimentazione su cibi semplici come i cereali integrali, il riso, la carne bianca e il pesce, le verdure cotte e la frutta poco acida, ad esempio mele e pere.

Lo stress può influire?

Sicuramente sì, anche perché modifica fortemente le abitudini alimentari e le modalità di assunzione del cibo. In alcuni casi, è sufficiente un cambio nello stile di vita, accompagnato a una dieta equilibrata, per far retrocedere il disturbo; altre volte deve intervenire lo specialista con l’introduzione di farmaci antiacidi e protettivi.

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