La fascinazione dell’uomo per i gatti affonda le radici in millenni di storia, arte, simbolismo e cultura. È un legame profondo, evocativo e contraddittorio. Secondo il Rapporto Assalco-Zoomark 2024, i gatti nelle case degli italiani sono circa 10.2 milioni, mentre i cani circa 8,8 milioni.
I gatti sono dunque antichissimi, ma non tutti sono consapevoli dell’impatto che hanno sull’ambiente a causa del loro istinto predatorio. Uno studio pubblicato su Nature Communications ci offre qualche dato. Gli autori hanno identificato 2084 specie predate. Di queste, 347 (pari al 16,65%) sono considerate i pericolo.
Sia ben chiaro, la colpa è sempre nostra, perché i gatti sono stati introdotti dall’uomo in territori dove non erano presenti. Sulle isole, per esempio, sono stati portati per tenere le case libere dai topi, ma non sono originari di quei luoghi, tanto che qualcuno li classifica tra le specie aliene. In questi casi, l’impatto sulla biodiversità è tre volte superiore rispetto a quello sui continenti.
A Linosa e Marettimo
Uno dei metodi più efficaci per contrastare il fenomeno è la sterilizzazione, una pratica che, oltre a prevenire il randagismo, riduce anche il rischio di malattie. L’Associazione Alimenta l’Amore, di cui Bruno Bozzetto (celebre disegnatore, animatore e regista) è presidente onorario, tra le varie attività promuove campagne di sterilizzazione nelle piccole isole dove non c’è un presidio veterinario.
«È stato dimostrato che, anche quando i gatti vengono nutriti quotidianamente, ma non con alimenti di qualità, tendono a incrementare la loro dieta con proteine animali. Cioè cacciando quello che trovano in giro – spiega il medico veterinario Paolo Santanera, responsabile scientifico del progetto -. Uno studio condotto a Linosa, la prima isola nell’arcipelago delle Pelagie dove è intervenuta l’associazione, dimostra proprio questo. È un modo per contenere i costi, dato che sono poche le persone che si prendono cura di gruppi che contano anche 30-40 individui».
Linosa ospita la colonia di berte maggiori (Calonectris diomedea) più grande di Europa, minacciata dai gatti che predano sia i pulcini che gli adulti in cova. «Sono uccelli molto vulnerabili – spiega il veterinario – perché nidificano a terra e nel loro percorso evolutivo non erano previsti i gatti». Inoltre, sono a rischio tutti i migratori di passaggio, per esempio il piviere dorato che è una specie minacciata.
Dopo Linosa, l’associazione è intervenuta anche a Marettimo, nell’arcipelago delle Egadi, e a oggi risultano sterilizzati 500 gatti, quasi il 100% della popolazione delle due isole. A Marettimo, oltre ai migratori di passaggio di piccole dimensioni, come condirossi, capinere e pettirossi, i gatti mettono a rischio anche alcune specie come la lucertola endemica (Podarcis waglerianus marettimensis).
«Questo progetto è sostenuto dall’ASP di Trapani perché rappresenta un contributo concreto alla lotta al randagismo e si distingue per il suo approccio One Health – aggiunge Ugo Azzaro, veterinario responsabile del progetto sulle Egadi – che riconosce l’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale».
Contro il randagismo
Agli occhi di molti può sembrare un progetto secondario, ma non è così. È un intervento molto più ampio, che riguarda prima di tutto la salute dei gatti, la biodiversità e le persone, perché un numero eccessivo di soggetti, in geografie molto piccole, può diventare un’emergenza igienico-sanitaria. Anche i turisti si lamentano alla vista dei numerosi micetti malconci che incontrano; qualcuno li nutre durante le vacanze, ma d’inverno rimangono a pancia vuota perché le poche persone che rimangono sull’isola non sono in grado di prendersi cura di così tanti animali.
«Da un anno all’altro abbiamo visto la differenza – aggiunge Giuseppe Carbone, comandante della polizia di Favignana con deleghe per gli animali – i villeggianti di Marettimo non chiamano più per segnalare la presenza di animali in difficoltà. Adesso il nostro compito è quello di tenere la popolazione felina sotto controllo, perché basta poco per tornare a una situazione di squilibrio. Ma oggi partiamo da basi solide, grazie a un lavoro coordinato» – conclude –.
Parallelamente, in collaborazione con le università l’associazione raccoglie anche materiale per valutare le condizioni di vita dei gatti. È stato notato che a Marettimo la vita media è molto bassa, circa tre anni: non si sa ancora se questo sia dovuto a carenze alimentari o a malattie.
Questo progetto, dunque, mette in luce le problematiche del randagismo, sulle quali è necessario fare una corretta informazione e aprire un dialogo fra le associazioni, i volontari e le istituzioni.
«Le istituzioni appoggiano questo progetto – conclude Carbone – prendersi cura anche degli animali è una questione etica e culturale che riflette il livello di civiltà di una comunità. Garantire condizioni dignitose agli animali significa anche tutelare l’igiene, la sicurezza e la vivibilità dei nostri territori. Le isole minori, spesso trascurate, possono diventare modelli virtuosi di convivenza armoniosa tra uomo e natura, dimostrando che una buona amministrazione passa anche attraverso gesti concreti di rispetto e responsabilità».
Per saperne di più, visita il sito alimentalamore.it