Numeri e storie che raccontano il dietro le quinte della droga: Don Ciotti dipinge lo scenario con l’esperienza accumulata in 15 anni di attività a contatto con i giovani che di droga vivono e, poi, muoiono. La storia inizia con il Gruppo Abele, di cui Don Ciotti è fondatore e presidente: nel 1973, il gruppo apre a Torino il Molo 53, il primo spazio aperto giorno e notte per accogliere tossicodipendenti. Da lì in poi, le vicende si intrecciano con la politica e le battaglie per una legge che considerasse la tossicodipendenza una dipendenza da curare, con una rete di assistenza e di servizi. La legge effettivamente arrivò, nel 1975, proprio negli anni del boom dell’eroina: overdose, Aids, epatiti, all’inizio degli anni Settanta, la droga segnò il record di 50mila morti in pochi anni.
Reale e digitale
È da queste esperienze in poi che parte il libro, per raccontare i fatti e le riflessioni, i perché della dipendenza, compreso quella da Internet, una vera e propria patologia, classificata oggi anche nel manuale diagnostico dei disturbi mentali. Una serie di fenomeni, come scrive Don Ciotti, inquadrabili come nomofobia, la paura di rimanere senza rete mobile e che ha sfaccettature diverse, dai videogiochi, al cybersex e pornografia, al gioco allo shopping compulsivo. Solitudine sociale: questo è l’effetto, come quello di qualsiasi altra droga che isola dalla realtà e allontana dagli altri, improvvisamente ostili o spietati nel condannare chi cade in uno di questi tunnel.
Che fare?
Una piaga, ricorda Don Ciotti fra le pagine, che si può curare con il sostegno degli altri, dalla famiglia, alle Istituzioni, alla scuola, alle reti di aiuto: “La droga fa paura e genera rifiuto, isolamento, ghettizzazione. Io dico: non giudicate e non abbandonate chi ne diventa schiavo, ma accompagnate, ascoltate e date il vostro aiuto a chi non vede più un futuro”.
Scuola e istruzione, queste le chiavi fondamentali per lottare con consapevolezza: “L’Italia è il fanalino di coda della dispersione scolastica, un giovane su tre si perde nei primi 5 anni di scuola superiore, la nostra università perde il 40% dei ragazzi nel corso di studio. Secondo gli ultimi dati in Italia, oggi abbiamo quasi 7 milioni di persone che ricadono in questo fenomeno. La scuola, la cultura sono la risposta, perché pongono interrogativi, creano dubbi e i dubbi sono più sani delle certezze”.
La cultura del limite
La risposta è anche in una scelta a monte, con un richiamo ideale all’ecologista Alexander Langer: stop alla corsa frenetica, “al consumo sfrenato e suicida di ogni cosa”, in una corsa “verso il precipizio di un’espansione illimitata”. Occorre oggi rallentare e ritrovare il tempo per l’ascolto, di Sé e degli altri: “è in quell’ascolto – scrive Don Ciotti – che si scopre il senso delle cose. Il meno, la lentezza, il riconoscimento del limite, allora, non sono rinuncia. Sono comprensione di ciò che ha davvero valore e ci rende pienamente persone”.
Uno sguardo internazionale
Il libro racconta anche le storie di tanti che hanno incontrato sul loro cammino la droga. Racconta di come si sono salvati, di come si sono fatti aiutare e di come una via d’uscita è possibile. Centododici pagine che sanno di speranza e sono anche un monito a non abbassare mai la guardia nella lotta alla criminalità mafiosa, come ribadisce Don Ciotti stesso: “In questi anni abbiamo spostato la nostra attenzione anche sul fronte del Sudamerica dove, solo in un anno, 35mila persone hanno perso un familiare ucciso dalla criminalità del narcotraffico. Il 21 marzo prossimo, Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafie, saremo in piazza e vorremmo che alcuni di quei familiari ci raggiungessero qui in Italia per camminare con noi. Abbiamo bisogno di tante gambe abbiamo bisogno anche di loro, dei familiari dai quei Paesi, per alzare la voce contro la piaga della droga”.
Il libro
Luigi Ciotti, Droga. Storie che ci riguardano, Edizioni EGA, febbraio 2020.
Nei prossimi giorni il libro è prenotabile anche su PiùScelta