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A tu per tu con l’attore Giovanni Storti

A teatro con Giovanni Storti, ma senza Aldo e Giacomo. Appuntamento il 10 dicembre sl Teatro Cartiere Carrara di Firenze, con Stefano Mancuso

Un abete? Troppo banale. In casa Storti sarà un bel Ficus benjamin: «È una delle piante che abbiamo in casa e l’addobberemo per fare festa». Il Giovanni del trio – con Aldo e Giacomo – di alberi se ne intende, dato che gira i teatri italiani con lo spettacolo intitolato Lunga vita agli alberi, con la regia di Arturo Brachetti. Sul palco, al fianco di Giovanni, uno che di alberi se ne intende ancora di più, il professore di Neurobiologia vegetale all’Università di Firenze, Stefano Mancuso, che spesso ospitiamo sulle pagine dell’Informatore per parlare di clima e ambiente.

Come ha incontrato nel suo percorso professionale Stefano Mancuso?
Lo conoscevo come divulgatore e uomo di grande cultura, poi ho visitato il suo laboratorio (Pnat alla Manifattura Tabacchi a Firenze, ndr) e mi ha mostrato le sue invenzioni, e lì sono rimasto completamente affascinato. Io ci provo a raccontare la natura, ma avere vicino un uomo sapiente come lui rende tutto più interessante.

Quando nasce il suo interesse per la natura?
Sin da bambino per tantissimi anni ho trascorso l’estate in montagna, in maniera un po’ selvaggia, negli anni ‘60-‘70 lo eravamo. Questa passione me la sono portata avanti nel tempo, poi c’è stato lo spartiacque del lockdown, durante il Covid, che mi ha dato una spinta in più per raccontare il mondo della natura e degli alberi in particolare.

Cosa si scopre degli alberi in questo spettacolo?
Per prima cosa che sono degli esseri viventi e che sono sulla Terra da 500 milioni di anni, poi si diventa consapevoli che sono sì molto diversi da noi, ma anche più efficienti, più “saggi”, più tutto. Gli alberi hanno “inventato” questo mondo, a partire dall’aria, dal cibo, dalle medicine, dal materiale per costruire, dal combustibile. Siamo dipendenti dagli alberi e con questo spettacolo lo mostriamo in modo ironico e divertente.

Radici, fusto, chioma, in poche parole servono a…
Le radici sono connessioni e intelligenza, la chioma è interazione, comunicazione, invenzione, il tronco è ciò che unisce suolo e cielo.

Conciliare modernità e natura: si può fare?
Non c’è niente di più moderno che piantare alberi e niente di più indispensabile. Si tratta di un nuovo modo di concepire gli spazi urbani: immaginate un collegamento da una parte all’altra della città fatto di soli alberi, senza asfalto, da poter percorrere a piedi o in bicicletta. Farebbe bene all’aria che respiriamo, mitigherebbe le temperature, favorirebbe la socialità. Vicino a casa mia, una strada è stata trasformata in spazio pedonale, ci sono delle panchine, dei tavolini da ping pong, un po’ di verde, e le persone hanno cominciato a viverla, a incontrarsi, a socializzare.

Un albero che ha per lei un significato speciale?
A Milano nel Parco Sempione ci sono dei platani enormi, dove ho casa in campagna amo in particolare due querce secolari e un bagolaro davvero molto bello. E poi nel cortile di casa in città un glicine che ha occupato tutti i piani e nessuno lo ferma.

Un consiglio pratico per ridurre la propria impronta ambientale?
Ad esempio in città uso solo la bicicletta. Poi si deve stare attenti allo spreco d’acqua e ai detersivi che si usano, scegliendo quelli meno inquinanti. D’inverno abbassare il riscaldamento nelle case, però quando ho provato a proporre di usare la boule dell’acqua calda come riscaldamento, non ho avuto successo. Dobbiamo essere tutti un po’ più parchi… o nei parchi.

È riuscito a contagiare i suoi compagni di risate, Aldo e Giacomo, facendoli diventare più amici dell’ambiente?
No (ride), un po’ Aldo, ma forse era già predisposto di suo.

Giovanni Storti, con Stefano Mancuso, sarà al Teatro Cartiere Carrara di Firenze il 10 dicembre. La tournée proseguirà in diverse località del nord Italia, fra cui Bologna (11-12 dicembre al Teatro delle Celebrazioni) e in Toscana a Castelnuovo Garfagnana (LU) il 28 gennaio.

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