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Beato Angelico a Palazzo Strozzi

Il Rinascimento visto dal Convento di San Marco a Firenze arriva il 26 settembre Palazzo Strozzi con capolavori da tutto il mondo. Riduzioni per i soci Unicoop Firenze sul biglietto d'ingresso

«Guido di Pietro, fino dal giorno che ha aperto gli occhi, s’è innamorato della luce». Scriveva così Elsa Morante nella sua introduzione a una monografia di Umberto Baldini sul Beato Angelico pubblicata nel 1970. Potrebbero bastare queste poche parole per descrivere ciò che si troveranno davanti i visitatori di “Beato Angelico”, mostra che dal 26 settembre al 25 gennaio del prossimo anno si sviluppa a Firenze tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco.

Frutto di oltre quattro anni di preparazione e della collaborazione fra Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei nazionali Toscana e Museo di San Marco, la mostra ha reso possibile un’operazione di eccezionale valore scientifico e importanza culturale, grazie anche a un’articolata campagna di restauri e alla possibilità di riunificare pale d’altare smembrate e disperse da più di duecento anni.

Settant’anni dopo

Dipinti, disegni, sculture e miniature: sono oltre 140 le opere che i curatori – Carl Brandon Strehlke, curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, Angelo Tartuferi, già direttore del Museo di San Marco, e Stefano Casciu, direttore regionale Musei nazionali della Toscana – portano a Firenze da tutto il mondo: Louvre di Parigi, Gemäldegalerie di Berlino, Metropolitan Museum of Art di New York, National Gallery di Washington, Musei Vaticani, Alte Pinakothek di Monaco, Rijksmuseum di Amsterdam, oltre a biblioteche e collezioni italiane e internazionali, chiese e istituzioni territoriali.

Un corpus sostanzioso per la prima grande mostra a Firenze dedicata all’artista esattamente a settant’anni dalla monografica del 1955 che si tenne in Vaticano – dove fu inaugurata da papa Pio XII – per approdare poi al Museo di San Marco e che ebbe un successo straordinario, tanto che anche “Time Magazine” dedicò all’Angelico, nel dicembre dello stesso anno, una copertina.

Protettore degli artisti

La mostra affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte del frate pittore che, partendo dall’eredità tardogotica, utilizza i principi della nascente arte rinascimentale, e i suoi rapporti con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia. Di Guido di Pietro, poi Fra Giovanni da Fiesole – al cui nome Vasari aggiunge l’aggettivo “Angelico”, raccontando come non avrebbe mai «messo mano ai pennelli se prima non avesse fatto orazione», e che Giovanni Paolo II proclamò beato nel 1982 e patrono degli artisti due anni dopo – la sede di Palazzo Strozzi presenta alcuni tra i più importanti capolavori, offrendo un approfondimento sulla sua fondamentale influenza sull’arte rinascimentale.

Come la Pala Strozzi, fresca di recente restauro, «uno dei documenti capitali del Rinascimento» sottolinea Stefano Casciu, realizzata a quattro mani prima da Lorenzo Monaco (sue sicuramente le figure della predella e delle cuspidi) al quale, dopo la morte, è subentrato l’Angelico, che realizza tutta la composizione centrale, ritraendo figure che non rimandano solo a personaggi reali – quasi sicuramente l’uomo sulla destra che tiene in mano i chiodi e la corona di spine è il committente, Palla Strozzi -, ma che segnalano anche l’attenzione dell’artista ai suoi contemporanei, come la figura femminile di spalle sulla sinistra che rimanda a Lorenzo Ghiberti, che proprio in quegli anni stava lavorando sui pannelli della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze. O come il magnifico Giudizio universale, che guarda a Dante da un lato – soffermatevi sulla rappresentazione dell’Inferno – e dall’altro evoca il frate poeta Guittone d’Arezzo, secondo il quale la danza mistica aiuta l’anima ad avvicinarsi a Dio (la danza nel giardino del Paradiso, a sinistra).

Al Museo di San Marco

Nella sede del Museo di San Marco, oltre a l’Annunciazione, una delle immagini più celebri dell’arte rinascimentale ed emblema della pittura di Angelico, le miniature e preziosi manoscritti umanistici nella Biblioteca; e, nella Sala del Beato Angelico, al piano terra, opere fondamentali che documentano gli esordi dell’artista, ponendo in luce il suo contributo di primo piano nella fase di transizione dalla pittura tardogotica a quella rinascimentale: in un confronto con i lavori del giovane frate pittore sono qui esposte anche opere di primo piano di artisti coevi, fra i quali Masaccio, Masolino e Lorenzo Ghiberti.

«Guidolino – scriveva Morante nell’introduzione che citavamo prima, intitolata Il beato propagandista del Paradiso – ha ricevuto nelle sue manucce ubbidienti gli strumenti del suo lavoro come un pegno della propria unione con la prima luce. E una simile unione è approvata senz’altro dall’autorità dei Padri, giacché può servire alla propaganda del Paradiso. Così, Guido di Pietro ha scoperto il suo mestiere. È un pittore, al servizio della propaganda». Un artista «in missione per conto di Dio», citando una celebre battuta del film The Blues Brothers? Chissà. Ma che si sia credenti o meno, impossibile sottrarsi alla fascinazione di quella luce e alla maestria nella prospettiva.

Per i soci ingresso in convenzione a Palazzo Strozzi; con lo stesso biglietto, ingresso ridotto al Museo di San Marco. Previste, come di consueto, anche visite guidate.

palazzostrozzi.org

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