Problemi digestivi? Talvolta non sono imputabili alla qualità o alle grandi quantità del cibo, anzi, il colpevole può essere microscopico. Si tratta di un piccolo batterio, l’Helicobacter pylori, «responsabile di un’infezione molto diffusa in tutto il mondo, anche se con una incidenza diversa nelle varie zone – spiega Andrea Galli, Ordinario di Gastroenterologia dell’Università degli Studi di Firenze -. In Italia, anche se con differenze regionali, si aggira intorno al 30-40% della popolazione. L’infezione viene in genere acquisita nell’età infantile e se non viene eradicata persiste per tutta la vita. E, come la maggior parte delle infezioni tra umani, si trasmette per via orale».
Cos’è l’Helicobacter pylori?
È un batterio Gram negativo in grado di sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco, penetrare lo strato di muco e colonizzare la mucosa. La sua capacità di resistere è legata alla presenza di un enzima (ureasi) che gli permette di neutralizzare l’acidità gastrica. A livello della mucosa gastrica crea uno stato infiammatorio, che poi evolve in gastrite. Se il batterio permane a lungo sulla mucosa, la gastrite diventa cronica, fino alla completa atrofia della mucosa e all’ulcera, sia gastrica che duodenale.
Quali sono i sintomi?
Le manifestazioni cliniche possono essere molto diverse. L’infezione può rimanere asintomatica a lungo, in altri casi si può manifestare con disturbi digestivi, epigastralgia (dolore fra l’ombelico e la parte alta dell’addome, ndr), senso di pienezza dopo i pasti. Il dolore diventa più intenso e profondo in presenza di un’ulcera.
Esiste una correlazione con il tumore dello stomaco?
L’Helicobacter pylori è strettamente legato all’insorgenza sia del cancro dello stomaco che del linfoma gastrico, come ormai dimostrato da molti studi. Il batterio esercita la sua azione attraverso un processo infiammatorio cronico e stress ossidativo, che causano mutazioni genetiche delle cellule epiteliali e dei linfociti presenti nel tessuto gastrico.
Quali sono i test per una corretta diagnosi?
Il test più diffuso è la ricerca del batterio nelle feci, esame di semplice esecuzione.Un’altro esame è il test del respiro, che sfrutta la presenza dell’ureasi nel batterio. Inoltre, si svela anche attraverso la gastroscopia con biopsia. Sono tre esami altamente sensibili che vanno alternati in base alle caratteristiche del paziente, in modo da evitare falsi negativi che potrebbero impedire la diagnosi e pertanto ritardare la terapia. In caso di positività, è bene valutare possibili infezioni dei membri della famiglia per l’alta contagiosità dell’Helicobacter.
I tamponi che si trovano nelle farmacie sono attendibili?
Ci sono molti test da banco, ma non sono stati validati in studi controllati. È meglio affidarsi ai test da eseguire nei laboratori certificati per evitare i falsi negativi.
Qual è la terapia per eradicarlo?
È basata sull’uso di più antibiotici, in genere 2 o 3 insieme, associati a un inibitore dell’acidità come l’omeoprazolo o i suoi derivati. Le combinazioni di antibiotici variano per superare la resistenza che il batterio negli anni ha acquisito. Alcuni pazienti, purtroppo, fanno più cicli di terapia senza riuscire a eradicarlo. Per questi casi stanno emergendo, come alternativa, la fototerapia e altri presidi innovativi in via di sperimentazione.