C’era una volta la Cooperativa del Popolo, fondata a Empoli nel 1944, con la Toscana appena liberata e i partigiani e le truppe alleate che ancora combattevano a nord, contro i nazisti in ritirata e i pochi, irriducibili fascisti rimasti fedeli a Mussolini. Dopo aver sconfitto la dittatura e l’occupazione tedesca bisognava però sconfiggere anche la fame, e il modo migliore era cooperare, trovare il cibo tutti insieme e provare a venderlo a prezzi giusti, perché tutti dovevano avere il diritto di riempirsi la testa e il cuore con parole di libertà ma, soprattutto, ognuno aveva il diritto di riempirsi la pancia con il pane e il vino.
Quindici anni dopo, nel 1959, l’Italia democratica e repubblicana i problemi della fame, almeno a Empoli, li aveva in buona parte risolti. La Cooperativa del Popolo aveva oltre 100 dipendenti e 9000 soci, il giro di affari si avvicinava al miliardo di lire e il prestito a risparmio si aggirava intorno ai 90 milioni, sempre delle vecchie lire.
“Il pane e il vino per tutti” (come auspicava Neruda in una bella poesia dedicata a Firenze) erano insomma assicurati, ma il boom economico bussava alle porte, la televisione trasmetteva ottimismo e fiducia e allora una camicia e una gonna alla moda o una lavatrice diventavano beni di prima necessità.
Duilio Susini e gli altri
Duilio Susini, assessore comunale del Partito Comunista e uomo delle cooperative fin dalla fondazione nell’immediato dopoguerra, insieme ai più stretti collaboratori come Pietro Ristori e Tito Bini, si rese conto che il sistema basato sugli spacci aveva fatto il suo tempo, che la rete distributiva era arretrata e troppo costosa, che bisognava raccogliere questa richiesta di progresso e innovazione, forse anche di sogno, lanciata principalmente dalle socie, e propose l’idea di un grande magazzino nel centro della città, con prodotti alimentari e non alimentari, anche per contrastare la crescente penetrazione dei gruppi monopolistici nel settore della distribuzione.
Si cominciò vendendo, ai soli soci, alcuni elettrodomestici. Con lungimiranza e coraggio. Sì, coraggio, perché Susini fu accusato di violare una legge del 1945 contro il mercato nero e poco dopo (nel dicembre 1961) venne denunciato e arrestato.
La reazione popolare non si fece attendere: manifestazioni, scioperi e attestazioni di stima nei suoi confronti abbondarono in tutta la zona, il ricorso al provvedimento venne accolto e la legge fu poi abrogata. Poco dopo l’Intendenza di Finanza denunciò alla Banca d’Italia le operazioni del prestito sociale, ma anche questo atto non ebbe conseguenze per il progetto: questa pratica era consentita dalla legge se svolta fra i soci di una cooperativa.
Il primo supermercato in Toscana
Nonostante gli ostacoli, si arrivò all’inaugurazione del Supercoop, al civico 144 di via Ridolfi, proprio sul “giro” di Empoli – il tradizionale percorso di incontro popolare nei giorni di festa.
Era il 15 settembre 1963 e nasceva così il primo supermercato realizzato in Toscana, una delle strutture più moderne d’Italia. Un edificio di grandi dimensioni, con i generi alimentari al piano terra, gli elettrodomestici, i casalinghi e i giocattoli al primo, e al secondo i tessuti, l’abbigliamento e gli articoli di profumeria.
Tre piani. Collegati da una scala mobile. Una novità che, solo quella, attraeva cittadini da tutto il circondario. Nei pressi della scala mobile spiccava inoltre il reparto dischi, che mandava musica su tutti i piani. Magari Sapore di sale o Abbronzatissima, fra i maggiori successi dell’estate appena trascorsa. E quel giorno, anche a Empoli, cominciarono davvero i meravigliosi anni ‘60.
Dedicata a… Firenze
Pablo Neruda, quando incontrò l’empolese Mario Fabiani, primo sindaco di Firenze nel dopoguerra, scrisse la poesia intitolata La città (altri la riportano come Firenze). Un altro componimento del premio Nobel per la letteratura, dedicato al capoluogo toscano, è intitolato Il fiume.