Con oltre 5 miliardi di utenti Internet nel 2022, il web è oggi parte integrante delle nostre vite, e lo è diventato ancora di più con il boom dei social media, che contano più di 4,5 miliardi di utenti.
Un fenomeno, quello dell’identità in vetrina, che riguarda ormai massicciamente anche i più giovani, con ricadute non trascurabili, come spiega Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana: «Le maggiori preoccupazioni sono proprio per i nativi digitali, adolescenti e bambini, che non hanno filtri e limiti all’uso dei dispositivi; l’adulto ha comunque una vita cadenzata, con ritmi imposti e tempo libero limitato, mentre i giovani hanno più spazi vuoti da riempire con lo strumento digitale, che fornisce una rapida possibilità di connessione al mondo. Attraverso web e social i giovani possono vedere gli amici, stare in relazione, esplorare cose lontane, costruendo così, nel loro immaginario, l’illusione di essere nel mondo».
Asociali a causa dei social
Una realtà, quella della vita digitale, che stando ai numeri rischia di prendere il sopravvento sulla vita reale, fatta di carne, ossa ed emozioni, continua Gulino: «Si chiamano social ma, spinti all’estremo, portano a una vita non sociale: se la vita digitale prevale e schiaccia quella reale, il rischio è di perdere la dimensione umana più interessante, quella dello scambio di vere emozioni.
Nel digitale mancano gli elementi di base per un reale contatto emotivo, come la vicinanza fisica e gran parte della comunicazione non verbale. Il filtro dello schermo produce una comunicazione relazionale di superficie: parlando di rischi ed effetti a lungo termine, questa dimensione superficiale getta le basi per l’isolamento e il ritiro sociale che, nelle restrizioni per la pandemia, ha trovato un terreno in più su cui proliferare».
D’altro canto, durante i lockdown, i social sono stati l’ancora di salvezza contro la solitudine e un elemento di coesione di fronte a una minaccia divisiva come la pandemia, a riprova che il digitale, in sé, non è il male assoluto: «Sarebbe non realistico e retrogrado ragionare da apocalittici del web – continua Gulino – occorre, però, interrogarsi su questo estremo bisogno di mostrarsi “in vetrina”, perché, spesso, dietro al fenomeno c’è un grande bisogno di ascolto: c’è la richiesta di essere visti, compresi, riconosciuti.
In una società che non dà spazio e opportunità ai giovani, questi si sentono invisibili e dimenticati, mentre nella dimensione digitale trovano un luogo in cui, finalmente, qualcuno si accorge di loro: una dinamica molto potente per l’adolescente, che vive una fase di vita delicata nella quale è fondamentale la definizione di sé e l’espressione della propria personalità».
Avvertenze ai genitori
Se per i giovani è un mondo difficile, non lo è meno per i genitori, come spiega Gulino: «Registriamo richieste di genitori disorientati di fronte ai rischi del web che amplifica fenomeni come il bullismo e, proprio per i suoi meccanismi di funzionamento, crea problemi come la dipendenza, il calo dell’attenzione, la perdita di ore di sonno, nonché rischi legati alla privacy, al furto d’identità o all’adescamento. Oltre a stabilire limiti di tempo e delle modalità di uso, i genitori devono proteggere i figli rendendoli consapevoli di questi pericoli. Senza aggredire o invadere, i genitori possono accompagnare, incuriosirsi di cosa accade nel mondo social dei giovani, aiutando i figli a mettere una segnaletica in questa grande prateria di rischi e opportunità che è il web».
La rete in numeri
Secondo il 18° Rapporto Censis sulla comunicazione, pubblicato il 16 dicembre scorso, tra il 2021 e il 2022 si registra ancora un forte aumento dell’uso di Internet e degli smartphone (l’88% degli italiani). Lievitano all’82,4% gli utenti dei social network (+5,8% in un anno).
Tra i giovani (14-29 anni) il 93,4% utilizza WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. Forte l’incremento dei giovani utenti di TikTok (54,5%), in flessione, invece, Facebook (51,4%) e Twitter (20,1%).