Baci, carezze, coccole: non un optional delle relazioni, ma corredo essenziale per lo sviluppo umano, fondamentale al punto da poter plasmare la risposta dei nostri geni e determinare chi e come siamo e saremo.
Fra i tanti scienziati, a sostenerlo è anche Carlo Militello, biologo ed esperto di ricerca clinica del farmaco, che nel suo libro intitolato Epigenetica approfondisce, in chiave divulgativa e con un’ampia documentazione bibliografica, questa branca della biologia, nuova come campo di studi applicati ma non come intuizione scientifica: «Concettualmente, l’epigenetica ha origini antichissime: Aristotele fu il primo a ipotizzare che l’ambiente potesse influenzare le caratteristiche di un individuo e che queste potessero poi essere trasmesse alle generazioni successive. Oggi sappiamo che non è solo un’ipotesi, ed esiste una branca degli studi scientifici, l’epigenetica appunto, che studia questi caratteri e i meccanismi con cui si formano e sono ereditati», spiega Militello.
Impronta dall’infanzia
Non più schiavi dei nostri geni, ma coautori, con essi, del nostro sano e armonico sviluppo psico-fisico. Con una carrellata fra esperimenti di laboratorio, ricerche ed eventi storici ad alto impatto sull’umanità, nel libro Militello presenta il passaggio da una visione “genocentrica” a una “epicentrica”: «I geni – spiega il biologo – sono il libretto di istruzioni dell’individuo, ma fanno i conti con l’ambiente, inteso come insieme di fattori quali l’alimentazione, lo stile di vita e le relazioni che viviamo: tutte le sollecitazioni fisiche e metafisiche, come le emozioni, i pensieri, l’affettività, incidono sulla risposta espressiva dei nostri geni che sono come interruttori continuamente sollecitati dalle nostre esperienze».
In particolare nella prima infanzia, lo scambio affettivo è una vera e propria impronta che incide sullo sviluppo genetico: «I primi tre anni di vita sono una finestra temporale cruciale, in cui le sollecitazioni affettive, i baci, le coccole, le carezze hanno un altissimo impatto sulla base genetica del bambino, sulla costruzione delle sue reti neuronali e sulla sua architettura cerebrale. L’accudimento, gli abbracci, un ambiente armonioso e accogliente, tutto influisce sulla risposta dei suoi geni, in una direzione che lo porterà poi a riprodurre ciò che ha vissuto, e ciò è vero fin da quando il bambino è nella pancia: l’utero materno è il primo terreno dove il genoma inizia ad avere le sollecitazioni ambientali, da ciò che la mamma mangia alle emozioni che prova come, ad esempio, nel caso di grossi shock che trasferiscono al feto un eccesso di cortisolo, l’ormone indicato come il principale mediatore dello stress materno al feto».
Un futuro da scrivere
L’epigenetica, dunque, rimette nelle mani dell’individuo la responsabilità principale del suo benessere, da costruire in chiave relazionale anche nella vita adulta: «Possiamo assumere il controllo della salute e del benessere – continua Militello – non soltanto con una buona esposizione ai fattori ambientali e alimentari, ma anche con una vita spirituale ricca, perché i pensieri e le emozioni influenzano il sistema immunitario, ormonale, cerebrale e, molto più in profondità, il nostro Dna».
Gli spazi di intervento sui geni sono tanti, spiega l’autore: «L’interesse per questa disciplina riveste un valore importante anche rispetto al tema della malattia e in questa direzione stanno nascendo, ad esempio, studi farmacologici sulle molecole che hanno impatto sui geni, silenziandoli o attivandoli». Il futuro è tutto da scrivere, ma nell’attesa praticate, con le mani e con il cuore, baci e abbracci, carezze e coccole.
21 gennaio, Giornata mondiale degli Abbracci
Si festeggia il 21 gennaio la “Giornata Mondiale degli Abbracci”, lanciata per la prima volta nel 1986 in Michigan dal reverendo Kevin Zaborney, per risollevare il morale in questo periodo buio dell’anno in cui cade anche il giorno più triste dell’anno, noto come Blue Monday (nel 2023 il 16 gennaio).