Piccoli (o grandi) accorgimenti in casa possono aiutare a ridurre le bollette di gas e luce nell’immediato, ma non risolvono i grandi problemi della dipendenza energetica dall’estero e delle conseguenze dell’uso delle fonti fossili sul cambiamento climatico. Sole, acqua, vento, geotermia sono tutte fonti disponibili nel nostro Paese e le tecnologie oggi possono ricavarne gran parte dell’energia di cui abbiamo bisogno.
Perché allora l’obiettivo del 30% di produzione da rinnovabili, posto dalla Ue per il 2030, pare ancora lontano? A parte le difficoltà burocratiche e quelle dovute all’indisponibilità temporanea di alcuni materiali, il vero salto è rivoluzionare un modello: passare da un sistema centralizzato – fatto di grandi centrali da cui viene distribuita energia al Paese – a uno costituito da tanti impianti, piccoli, medi e grandi, accompagnati da sistemi di accumulo in grado di soddisfare il fabbisogno energetico complessivo.
Questo già succede nei Comuni 100% Rinnovabili (www.comunirinnovabili.it), dove la produzione di energia elettrica e termica è in grado di coprire i fabbisogni dei territori: Dobbiaco, Prato allo Stelvio, Primiero San Martino di Castrozza, fra Trento e Bolzano, ma anche alcuni Comuni toscani, come Pomarance e Montieri, che sono diventati 100% Rinnovabili grazie alle centrali geotermoelettriche e alle reti di teleriscaldamento. Più vicino significa anche più preciso e infatti, man mano che la filiera energetica si accorcia è in grado di rispondere meglio alle esigenze locali con una riduzione fino al 40% delle bollette.
In mano ai cittadini
La parola d’ordine è autoconsumo, che significa installare il proprio impianto e consumare, appunto, la propria energia. Si può fare da soli – se i pannelli fotovoltaici sono associati a un sistema di accumulo si arriva ad azzerare la bolletta – o insieme ad altri. La legge infatti permette di creare le Comunità Energetiche Rinnovabili, chiamate semplicemente Cer,che comprendono più soggetti di una stessa zona – associazioni, cooperative e imprese sociali o private, persone fisiche, enti territoriali e autorità locali – che si uniscono per produrre e scambiare energia. Se il progetto riguarda un condominio, si parla invece di Auc, cioè Auto Consumo Collettivo.
Le Cer sono state introdotte in Italia nel 2020, in modo sperimentale, grazie a Legambiente e Italia Solare. Anche se nel momento in cui scriviamo permangono alcune criticità – la mancata pubblicazione dei nuovi incentivi da parte del Ministero della Transizione Ecologica e delle regole attuative da parte di Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente -, una volta a regime queste nuove realtà permettono una riduzione dei costi in bolletta, in media del 30%, e benefici ambientali e sociali, in particolare per i territori trascurati, come le periferie urbane, le aree rurali e i piccoli Comuni. L’energia non auto-consumata viene redistribuita stabilendo regole di scambio, vendita e condivisione tra i membri della comunità.
Quota cento
In meno di due anni, secondo il Rapporto Comunità Rinnovabili di Legambiente, si sono attivate in Italia almeno 100 realtà, fra Comunità Energetiche Rinnovabili e Configurazioni di Autoconsumo Collettivo. Di queste, 35 effettivamente operative, 41 in progetto e 24 in movimento, ovvero quelle che stanno muovendo i loro primi passi verso la costituzione giuridica. Qualche esempio? La Cer Nuove Energie Alpine si è formata in provincia di Cuneo e interessa 22 Comuni di due valli diverse, mentre quella di Ripalimosani in Molise vede coinvolte solo imprese locali. Una Cer è attiva anche sull’Isola di Ventotene, che conta 800 residenti. Vale la pena ricordare che il Pnrr mette a disposizione 2,2 miliardi di euro per lo sviluppo delle comunità energetiche nei piccoli Comuni.
Fra le esperienze di Autoconsumo collettivo, venti sono nate grazie al “Progetto energheia” (progettoenergheia.it), coinvolgendo oltre 700 famiglie che, grazie all’energia prodotta dagli impianti solari e utilizzata per alimentare le pompe di calore aria-acqua e i servizi comuni nei condomini, otterranno una riduzione del fabbisogno energetico da fonte fossile tra il 57% e l’81% per i consumi elettrici e da un minimo del 17% a un massimo di 56% per quelli termici.