Il fattorino suona alla porta e voilà, le scarpe tanto desiderate. Dopo mezz’ora di nuovo il campanello, stavolta il ragazzo delle consegne ha in mano un pacchetto di cartone. Chissà cosa contiene? Sembrava di non aspettare nulla e invece… ecco il caricabatterie ordinato una settimana prima. Una confezione molto più piccola sarebbe stata sufficiente. Risuonano, stavolta è solo il vicino che si lamenta per gli imballaggi lasciati fuori dalla porta.
Storie di ordinaria amministrazione nell’era di Amazon e compagnia bella, quel che accade in milioni di case ogni giorno. Nelle città furgoncini di tutti i tipi si muovono in maniera disordinata con parcheggi improbabili, giusto il tempo di consegnare un pacchetto – dicono.
I costi del “tutto, subito e sempre”, avallato e rafforzato dal commercio on line, sono di tipo sociale, ambientale ed economico. «Il problema non è l’acquisto on line, ma il modo in cui procediamo – spiega Leonardo Becchetti, professore di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata -. Quando usciamo per fare la spesa siamo abituati a comprare più cose insieme, mentre con l’on line acquistiamo un pezzo alla volta, in giorni diversi, su svariati siti. Di conseguenza le consegne sono frazionate e ripetute. Gli ordini per un solo oggetto dovrebbero essere dissuasi».
I costi ambientali del commercio on line dipendono principalmente dall’uso sconsiderato di carta e plastica per gli imballaggi e dall’inquinamento dovuto al circolare di tanti piccoli mezzi di trasporto che immettono inquinanti nell’aria. Le soluzioni secondo Becchetti potrebbero essere i veicoli elettrici e una migliore regolamentazione e organizzazione delle consegne. Ci sono poi i costi sociali: i fattorini sono spesso sottopagati e non assicurati. «Dipende dalla difficoltà di dare dignità e qualità a questo tipo di lavoro. In realtà, almeno in Italia, la logistica potrebbe avere un discreto potere contrattuale nei confronti dei datori di lavoro, poiché non può essere delocalizzata. È compito dei governi poi dotarsi di leggi e farle rispettare» prosegue l’economista romano.
Alla base di tutto resta però l’abitudine ormai consolidata di poter disporre di qualsiasi bene in qualsiasi momento, a prezzi considerati più accessibili dalla maggioranza delle persone: «Il consumatore è viziato ad avere condizioni particolarmente favorevoli nei tempi e nei costi. Per dare dignità a chi lavora nelle consegne, dovrebbe essere disposto a fare qualche passo indietro – dice Becchetti -. Migliori condizioni di lavoro potrebbero far crescere i costi per chi compra». In sintesi dovremmo essere disposti a pagare un po’ di più l’oggetto che acquistiamo. Siamo pronti?