«Le difficoltà che stiamo vivendo dipendono da fenomeni singoli che si sono succeduti e concatenati. Primo fra tutti la pandemia: oltre alle drammatiche conseguenze sulla salute e sulla vita delle persone, ne ha avute anche altre, per esempio sulla circolazione delle merci. Per la prima volta da quando venti anni fa è cominciata la globalizzazione, si è interrotto il ciclo della logistica globale, a causa degli stop della produzione di beni e della movimentazione di cose e persone. Si sono fermati aerei, navi, tir e container. Ora che la produzione è ripartita ed è cresciuta la domanda mondiale, ancora arrancano i trasporti, quello marittimo in particolare, con tariffe pesantemente cresciute durante la pandemia e mai rientrate».
Quali sono le problematiche peculiari del trasporto marittimo?
Il sistema di trasporto via mare è molto complesso: prima di prendere il largo, si attende che la nave sia a pieno carico per ottimizzare i costi, e in mancanza delle merci non si parte. Si tratta di viaggi che richiedono tempi lunghi ed è oramai consueto che i container rimangano bloccati, vuoti, in un altro continente. In Cina gli stop agli spostamenti causa Covid si sono protratti molto più a lungo che in Europa. A Shanghai, che è il porto più grande del mondo, pochi mesi fa erano 600 le navi in attesa di caricare e partire e a tutt’oggi la situazione non si è del tutto normalizzata. Siamo ancora lontani dal ritmo che accompagnava gli ordini e la movimentazione delle merci pre-pandemia. Tanto più che oramai l’Asia è il luogo di produzione di quasi la metà di ciò che è richiesto dal mercato globale – cibo escluso -, sia esso di consumo familiare o di componentistica industriale, la cui mancata consegna può interrompere altre produzioni in altri continenti.
E in Occidente?
In Europa si registra, oltre ai rischi produttivi derivanti dalle precedenti riflessioni, anche il mancato ritorno di quei lavoratori, per lo più provenienti dai Paesi dell’est come l’Ucraina, ma non solo, tradizionalmente impiegati nei trasporti. Dopo la pandemia le persone hanno fatto scelte diverse anche per il lavoro. Emblematica la carenza degli stagionali in agricoltura, problema particolarmente rilevante per l’Italia.
Con quali ricadute?
I tempi di consegna delle merci sono più lunghi e non possiamo essere certi di mettere in vendita un prodotto con la certezza di una volta. Come impresa di distribuzione abbiamo difficoltà a ricevere alcuni prodotti finiti. Per questo gli scaffali sono un po’ meno affollati e i consumatori non trovano sempre tutto quello che desiderano.
Ne risentiranno anche le filiere italiane, che Coop ha valorizzato in questi anni?
In parte sì, perché se frutta, verdura e altri prodotti alimentari sono comunque disponibili, essendo originari del nostro Paese, potrebbero mancare i pezzi per i macchinari che servono a trasformare il cibo o per confezionarlo. La questione è molto complessa e si fa sentire l’effetto domino.
Altre cause dei livelli record dell’inflazione?
Il processo inflattivo è cominciato nel 2021, in seguito a una serie di eventi climatici: l’alluvione che l’estate scorsa ha afflitto l’Australia ha fatto lievitare i prezzi del grano, le gelate che hanno distrutto le piantagioni in Brasile hanno alzato i prezzi del caffè – sono piante che impiegano tre anni prima di essere produttive -, gli incendi nel nord America hanno condizionato il costo del legno, l’alluvione in Germania ha bloccato la circolazione dei prodotti chimici. Tutto ciò è avvenuto in seguito a eventi climatici straordinari connessi con il cambiamento in atto.
Poi ci sono stati i rincari dell’energia…
E automaticamente l’inflazione si è ripercossa in tutti i settori, anche nel mondo agricolo. Per riscaldare le serre e gli allevamenti serve energia, per trasformare il latte in formaggio anche, così come per produrre i biscotti e la pasta. Ma gli esempi potrebbero essere infiniti. Non scordiamo i concimi: l’urea per fertilizzare i campi è un prodotto chimico di sintesi, così come i fosfati, che provengono totalmente da fuori Italia. Le implicazioni dell’aumento dei costi energetici e del petrolio sono moltissime e spesso non conosciute dai non addetti ai lavori.
Dopo è arrivata la guerra in Ucraina…
Il conflitto ha chiuso il cerchio dei rincari per la carenza di prodotti, come grano, altri cereali e olio di girasole, beni fondamentali per l’industria alimentare italiana, che esporta in tutto il mondo.
Passiamo alla questione imballaggi…
I primi segnali di crisi si sono visti durante i mesi iniziali della pandemia, per esempio con l’esplosione del commercio on line durante il lockdown. Ogni volta che arriva un pacco a casa, vediamo montagne di carta e plastica. Da allora la tendenza non si è invertita e le vendite in rete hanno aggiunto richieste alla produzione mondiale di imballaggi secondari. Con i rincari dell’energia poi, essendo le cartiere fra le imprese più energivore insieme a ceramica e acciaio, i prezzi sono schizzati in alto: che si tratti di imballaggi per i prodotti che consumiamo o trasportiamo, carta igienica o tovaglioli, non fa differenza.
Come sta andando il lancio dei nuovi prodotti Coop ?
Un contesto più difficile non si poteva immaginare, ma la risposta è positiva, perché i prodotti Coop offrono qualità, innovazione, un nuovo confezionamento e una narrazione delle caratteristiche dei prodotti che guarda al futuro e cerca di dare risposte anche alle nuove generazioni. Abbiamo contenuto i rincari il più possibile, continuando a garantire un ottimo rapporto qualità prezzo.
Cosa ci attende in autunno?
Non ci sarà da spaventarsi, se alcuni prodotti mancheranno temporaneamente. È importante acquisire consapevolezza dei processi che guidano l’economia globale, i cui costi in passato sono ricaduti solo sui lavoratori e sull’ambiente. Ora il nostro pianeta chiede pegno e risponde con conseguenze disastrose. La filosofia del “tutto, subito e sempre” non è più attuale. Se i consumatori capiranno i processi che portano un prodotto sullo scaffale, forse modificheranno le loro richieste, riconoscendo il giusto valore a ciò che acquistano. Infine, sarà ancora più vitale ridurre gli sprechi, consumare con consapevolezza e sobrietà, per impattare meno sull’ambiente e sul portafoglio.