Dormire, dolce dormire». Ma a quanto pare per molti italiani non è così, complici le apnee notturne, una patologia spesso sottovalutata, ma che coinvolge il sistema cardiovascolare con conseguenze neurologiche.
«L’apnea ostruttiva del sonno (Osa) interessa il 24% della popolazione maschile e il 9% di quella femminile. Si può verificare a qualsiasi età, anche nei bambini, ma è più frequente negli uomini di mezza età in sovrappeso o obesi, più raramente in persone magre» spiegano gli pneumologi Walter Castellani e Debora Valecchi.
Ci sono altri fattori di rischio?
Sì, come bere alcolici la sera, avere tonsille ipertrofiche o la base della lingua di dimensioni maggiori, l’assunzione di farmaci sedativi, dormire in posizione supina, avere mento più piccolo o sfuggente, il fumo di sigaretta o la familiarità.
In che cosa consistono le apnee notturne?
In una transitoria, ma ripetuta, interruzione del respiro durante il sonno. Questo altera la qualità del riposo notturno e può portare alla comparsa di eccessiva sonnolenza e stanchezza diurna. Il sonno induce un rilassamento della muscolatura dell’organismo, perciò le pareti delle vie aeree superiori iniziano a vibrare producendo in questo modo il russamento. Si può anche verificare un collasso delle pareti sino all’interruzione completa del respiro. Ciò provoca il risveglio, che pone fine al fenomeno dell’apnea. Si ha però un’alterazione della qualità del sonno, un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca.
Perché è importante riconoscerle?
Nei casi più gravi sono un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie cardiache come l’infarto del miocardio e neurologiche come l’ictus ischemico, anche di lieve entità, ma tali da determinare un minor afflusso di sangue al cervello.
Come fare una corretta diagnosi?
L’indagine principale è la polisonnografia, esame non invasivo che consiste nella registrazione, durante una notte, di tutti i parametri cardiaci e respiratori, dello stato di ossigenazione del sangue, dell’attività cerebrale e del tono muscolare. Esiste anche un’indagine meno sofisticata chiamata poligrafia notturna, che può facilmente essere eseguita a domicilio con sistemi portatili.
Il paziente si accorge di andare in apnea?
Molto spesso no, per lo stato di incoscienza durante il sonno. Il russamento abituale e persistente con evidenza di pause respiratorie normalmente viene riferito dal partner. Chi ne soffre parla generalmente di un riposo notturno non ristoratore, di eccessiva sonnolenza con addormentamento non intenzionale durante le ore diurne, magari di mal di testa al risveglio. Altri lamentano sensazione di “bocca secca”, la necessità di urinare di notte o disturbi dell’umore.
Quali sono i rimedi?
La scelta terapeutica più appropriata per il controllo delle apnee ostruttive durante il sonno deve tener conto dei diversi fattori descritti. Si consiglia di praticare un regolare esercizio fisico, di smettere di fumare e, in presenza di eccesso ponderale, di ridurre il peso corporeo. Il Cpap, un dispositivo capace di generare un flusso di aria continuo in grado di impedire meccanicamente il collasso delle pareti nelle vie aeree superiori, rappresenta la prima scelta nel trattamento. Quando indicato, poi, vi sono dispositivi di avanzamento mandibolare, apparecchi che, inseriti nella cavità orale, facilitano il passaggio dell’aria nelle vie
aeree superiori.
La chirurgia può risolvere?
La chirurgia è indicata nei casi in cui le apnee ostruttive risultino associate ad alterazioni anatomiche delle vie aeree superiori, ma questo vale per un numero limitato di pazienti.