Quest’intervista non è un’intervista qualsiasi. Quando la leggerete, immaginate di farlo con l’intonazione naturalmente snob ma sincera di Drusilla Foer, e allora sarà tutta un’altra cosa.
Per chi non lo sapesse, il personaggio consacrato da Sanremo calca le scene da diversi anni e l’attuale successo, confermato dai tanti “tutto esaurito” del tour ancora in corso (il 14 maggio al Teatro Verdi di Firenze), è il risultato di un lungo viaggio di questa maestra di eleganza un tempo apprezzata da nicchie di veri intenditori, che adesso devono condividere la loro icona di stile e non solo con il pubblico di massa.
Tutti pazzi per Drusilla, dunque, ma chi è veramente la signora Foer?
Drusilla è un’anziana signora che si prende il lusso di dire ciò che pensa, tipico di una certa età, una signora un po’ stupita e curiosa per le sollecitazioni che la vita le mette di fronte.
Pregi e difetti…
Forse non sono un personaggio aggressivo e, fra il serio e il faceto, cerco di essere leale e dire quello che penso senza nessun tentativo di persuasione rispetto alle scelte altrui. Croccante ma diretta. E, da toscana, forse bonariamente cattivella.
A chi si è ispirata per diventare l’icona di stile che è adesso?
Ci sono donne che stimo molto, da quelle famose alla mia fornaia. Donne che ammiro per motivi diversi. Poi ci sono le icone di stile, che sono tali per un’alchimia di talento, esperienza, creatività, che è soggettiva, difficilmente replicabile. Le brutte copie non mi piacciono, e copiare bene è difficilissimo. Ci si può incuriosire, ispirare, rubare con gli occhi, ma è necessario fare una sintesi che è solo nostra e che porta alla naturalezza, che è la vera eleganza.
Appunto, cosa significa eleganza per Drusilla?
L’eleganza non esiste, esiste solo la naturalezza. Un incastro di elementi in armonia fra loro, incalcolabili, a volte indecifrabili, che hanno la stessa madre: la consapevolezza di sé.
Quale dote umana apprezza di più?
Quando trovo la gentilezza è una cosa che mi emoziona tantissimo, trovo che sia un valore per la nostra società, oltre che per me. Gioisco dell’ascolto di tante persone che sono disposte ad accogliermi e ad ascoltarmi.
Quel fantastico monologo sull’unicità che ha spopolato a Sanremo da dove nasce? In cosa è unica Drusilla?
Ogni essere umano è unico, in questo è la ricchezza delle persone e il senso dell’ascolto reciproco. Per quanto riguarda me, cerco di raccontare, narrare ed espormi con il mio punto di vista sulle cose.
La vita dopo Sanremo: quanto è cambiata?
In realtà sono sempre abbastanza stupita quando sono ascoltata, e ho vissuto Sanremo con grande tranquillità. Sono contenta di avere sentito una quantità di affetto che mi ha molto tranquillizzata, poi ho continuato a fare quello che stavo già facendo, il tour di Eleganzissima. Sono arrivate molte sollecitazioni, anche dalla tv, ma ho detto molti no, in alcuni casi perché è mancato il tempo da dedicare a cose che potevano anche piacermi, ma anche perché ho creduto non fosse costruttivo cavalcare il successo per appropriarmi di spazi televisivi senza avere da raccontare nulla di nuovo rispetto a quanto visto a Sanremo.
Che rapporto ha con la cucina e con il cibo? Drusilla dovrà mangiare poco per essere così elegante…
Il cibo per me è funzionale allo sfamarsi, una necessità per la sopravvivenza, quando ho fame, mangio.
Come ci si sente a salire sul palco in questo periodo drammatico?
Una persona che fa il mio lavoro in questo momento vibra di responsabilità e di un malessere difficile da gestire. Ci sono persone che ora soffrono, che fuggono, e persone che hanno un’intenzione di sopraffazione verso gli altri e questo tema mi tocca molto, ma quello che mi fa sentire davvero priva di potere è il pensiero per coloro che verranno, che avranno la percezione di un presente così fragile, vulnerabile rispetto alla presenza della guerra. Ho del pudore a dirlo, perché ne parliamo solo ora che la guerra è qui in Europa, ma da decenni ci sono Paesi che vivono sotto le bombe, che danno al mondo bambini che cresceranno sotto le bombe, quindi è il futuro che mi preoccupa. Sono anni così difficili, invece che reciprocità o dialogo hanno prodotto conflitto e scontri violenti. Mi spaventa questa atmosfera di ostilità fra gli esseri umani.
Qual è il segreto del successo del suo spettacolo?
In Eleganzissima cerco di raccontare, narrare ed espormi con il mio punto di vista sulle cose. Alleggerire, intrattenere, far riflettere su temi su cui io per prima sono pronta a cambiare visione. Devo la grande popolarità alla riconoscenza che il pubblico ha per le mie telefonate un po’ ciniche pubblicate in rete durante la pandemia, capaci di distrarre anche se per pochi minuti dal disastro che abbiamo vissuto. Poi le persone vengono in teatro e scoprono un aspetto intenso e conflittuale che forse non emerge dalle mie incursioni sul web. Il pubblico di Eleganzissima esce divertito e commosso. Il divertimento e la commozione sono alleati preziosi nelle nostre vite… e poi c’è la musica che tiene a braccetto questi sentimenti meravigliosi.
Il libro
Tu non conosci la vergogna è il titolo del libro uscito per Mondadori nell’ottobre del 2021. A una domanda sulla vergogna Drusilla ha risposto: «Anche se la si avverte, mai cedere alla vergogna di sé. È la condanna peggiore che l’animo umano possa subire e porta all’odio di sé, al pregiudizio, ai conflitti. Se non ci si accoglie, è difficile riuscire ad accogliere gli altri».