Anno nuovo, vita nuova: dopo il cenone, il conto alla rovescia e il brindisi di mezzanotte, arriva il tempo dei buoni propositi. Secondo le statistiche, a inizio anno, circa il 40% degli adulti stila un elenco di ciò che vorrebbe cambiare nella propria vita. A metà anno, però, 6 su 10 hanno già abbandonato l’impresa, e qualcuno non ricorda neppure che cosa si era ripromesso. Tanto che il 20% rifarà la lista identica l’anno seguente. La pandemia, a dire il vero, ha cambiato molte priorità e, come rileva ad esempio il Rapporto Coop 2021, gli italiani stanno compiendo una personale rivoluzione valoriale. Stando ai dati, sono 36 milioni gli italiani intenzionati a modificare la propria vita nei prossimi 3-5 anni: in testa alla lista dei buoni propositi, l’impegno per l’ambiente, l’attenzione alla salute e la cura degli affetti, a discapito di carriera, soldi e status sociale.
Ma perché non restino solo propositi, può essere utile seguire qualche strategia, come spiega Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.
La “lista dei desideri” dopo il Covid
La pandemia ha portato alla luce le interconnessioni globali, ci ha dato una visione più complessiva, meno individuale e più consapevole che nessuno si salva da solo. «Un esempio: la diminuzione dell’inquinamento durante il lockdown ha mostrato che le nostre azioni quotidiane hanno un effetto, anche immediato, sulla salute del pianeta – spiega Gulino -. Da qui, soprattutto nei giovani, si è sviluppata una sorta di “eco-ansia” e un bisogno di agire subito su questo fronte. Ci siamo resi conto che siamo parte di un sistema più grande, e se quel sistema è vulnerabile, lo è anche ognuno di noi».
Dopo ogni grande trauma è difficile nell’immediato definire una mappa dei desideri, ma la pandemia è stata un acceleratore di consapevolezze, un corso rapido di messa in discussione e cambiamento. «Ora siamo nel solco tra il vecchio e il nuovo – aggiunge la psicologa -: è il momento in cui ci si interroga su alcune consuetudini, su come va avanti la nostra vita a livello di individuo, famiglia, comunità, società. A partire da una microrivoluzione dei gesti quotidiani, i buoni propositi saranno ripensati in questa chiave: meno individuali, più solidaristici e collettivi, alla ricerca di un nuovo modo di far funzionare le cose sul piano della salute, dell’ambiente e delle relazioni sociali.
Buoni propositi: perché?
È l’innato bisogno dell’uomo di progredire. Un istinto naturale di conservazione della specie che ci spinge a costruire nuove buone prassi della vita. La “magia” dei buoni propositi ci invita a progredire, a costruire una versione migliore di noi stessi. È un invito a espandere ciò che siamo e sappiamo, attraverso una serie di prove, sconfitte e avanzamenti.
Purtroppo però la maggioranza delle buone intenzioni fallisce:«Le cause di questo fallimento sono diverse. Intanto perché formuliamo i buoni propositi nel momento sbagliato: il primo dell’anno, a primavera, ogni lunedì, anziché quando siamo veramente pronti ad affrontare il cambiamento. Poi perché li formuliamo in modo generico e li mettiamo in pratica senza un metodo. E, ancora, perché siamo poco allenati a resistere e viviamo in una logica di “tutto e subito”, che contrasta con i tempi di un cambiamento vero e profondo».
Consigli per raggiungere l’obiettivo
«Innanzitutto dobbiamo porci traguardi realistici e concreti, precisi e non generici. In una parola, sostenibili. Un obiettivo generale come “cambiare vita” va tradotto in una serie di azioni quotidiane da mettere in pratica per trasformare effettivamente ciò che non ci soddisfa. I buoni propositi vanno ancorati al proprio quotidiano, occorre farli atterrare nel proprio contesto e, con metodo appunto, trasformarli in prassi e nuove piccole abitudini» consiglia Gulino. E poi occorre anche non caricarsi di troppi obiettivi per non disperdere energie, con il rischio di fallire in tutti. Importante anche misurare i progressi e verificare, via via, se si sta andando verso l’obiettivo. I risultati intermedi sono un rinforzo che alimenta l’autostima e la motivazione.
Infine può essere di aiuto tenere un diario per scrivere i progressi e i punti deboli su cui lavorare. «I post-it, ad esempio, sono piccoli stratagemmi che ci aiutano a tenere a memoria le piccole azioni da compiere nel quotidiano per arrivare all’obiettivo. Ancora, comunicare agli altri i propri buoni propositi è una forma di impegno che può aiutare anche a trovare supporto. Ogni obiettivo deve avere un inizio e una fine, non può essere all’infinito, pena la totale frustrazione, anche perché avere una scadenza precisa è un ottimo modo di motivarsi» conclude la psicologa.
L’obiettivo giusto
Per essere raggiungibile, dovrebbe idealmente rispondere a 5 caratteristiche comunemente raggruppate dietro l’acronimo Smart.
1. specifico
2. misurabile
3. achievable (in inglese, raggiungibile)
4. realistico
5. time-based ( in inglese, basato sul tempo, cioè con scadenze precise)