La pandemia sta generando conseguenze molto negative sull’economia e sulla società. Se analizziamo l’impatto che ha avuto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, si evidenzia un netto peggioramento per quasi tutti i 17 obiettivi, in alcuni casi molto marcato. Nella fase di recovery sarà quindi necessario cercare di recuperare il tempo perso investendo al meglio le risorse disponibili per accelerare la transizione verso un nuovo modello di sviluppo in cui vi sia un maggior equilibrio tra economia, società e ambiente.
Questa transizione in realtà si presenta articolata, così come è stato indicato nel Green Deal (patto verde) dell’Unione Europea. Dobbiamo ridurre la nostra impronta carbonica, per arrivare nel 2050 a non emettere più emissioni che causano il riscaldamento climatico. Per far ciò è molto importante diffondere le fonti rinnovabili, ma anche l’efficienza energetica, a partire da quella degli edifici, per cui già oggi abbiamo incentivi rilevanti come il 110%. Ma vi sono altre risorse sempre più scarse sul Pianeta per cui siamo ormai obbligati a modificare il nostro modello di produzione e consumo nella direzione di una logica circolare, più vicina alla natura, che non spreca nulla, contrariamente a quanto facciamo noi. Peraltro, come abbiamo visto con la pandemia, non è solo un problema di spreco, ma anche di rottura di equilibri che si ritorcono contro di noi.
Per tornare in armonia con la natura occorre modificare radicalmente i nostri stili di vita e di consumo: nutrirci meglio, recuperare una sobrietà perduta, muoverci quando è necessario e con modalità più compatibili con l’ambiente.
Le imprese sono chiamate a partecipare attivamente a questi cambiamenti, contribuendo all’accelerazione delle transizioni verso un modello di sviluppo più sostenibile ed equo, usando opportunamente l’innovazione digitale e verde.
Ci attendiamo che questa trasformazione sia accompagnata dai finanziamenti che provengono dall’Europa, peraltro vincolati ad un utilizzo nella prospettiva del Green Deal. In un territorio come quello toscano ciò significa recuperare risorse (da quelle naturali a quelle culturali, alle specializzazioni produttive) presenti in misura straordinaria, ma che negli ultimi anni sono state trascurate. Per valorizzarle pienamente bisogna condividere nuovamente una visione di futuro che consenta a ciascuno di fornire il suo piccolo contributo a un miglioramento della coesione e del benessere collettivo. La pandemia ci ha costretti a ripensare a cosa è veramente importante. Dalla salute e dall’educazione dobbiamo ripartire per una ricostruzione che rigeneri il nostro Paese e i nostri territori come già avvenne tre quarti di secolo fa. Allora i cooperatori contribuirono in modo fondamentale, anche oggi devono farlo accelerando la transizione verso un mondo migliore.