Vi siete mai chiesti come si formula il vaccino dell’influenza stagionale? Come fanno gli scienziati a individuare il ceppo che colpirà l’autunno-inverno seguente e a produrre l’antidoto con il necessario anticipo, visto che il virus muta di anno in anno? Ecco la risposta: una rete internazionale di laboratori coordinati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) analizza i virus che circolano a marzo nell’emisfero australe; sulla base di queste informazioni e di quelle derivanti dallo studio del virus influenzale dell’anno precedente, viene elaborato un vaccino con un’efficacia che va generalmente dal 60 al 70 per cento.
Alla raccolta di informazioni per la composizione del vaccino contribuiscono anche i tre laboratori di virologia delle Aziende ospedaliere universitarie di Firenze, Pisa e Siena. Una volta stabilita la formulazione, la produzione passa alle aziende. Dopo un bando di gara, le dosi vengono distribuite ai medici di medicina generale della Toscana. Le prime vaccinazioni sono previste agli inizi di ottobre e saranno pianificate in modo da evitare gli assembramenti negli ambulatori per ridurre il rischio del contagio da Covid 19.
Crescono le dosi
Quest’anno la Regione Toscana metterà a disposizione 1 milione e cinquecentomila dosi, quasi raddoppiando la quantità degli anni precedenti. Due i vaccini che saranno somministrati, con caratteristiche simili, ma uno, quello adiuvato, sarà particolarmente indicato per le persone più anziane per la capacità di sviluppare una risposta immunitaria più accentuata. Per la prima volta, oltre che per gli ultrasessantacinquenni e i malati cronici, che già le stagioni precedenti potevano avvantaggiarsi dell’offerta vaccinale, sarà gratuita per gli ultrasessantenni e per i bambini da sei mesi a sei anni.
«I più piccoli sono il vero serbatoio dell’infezione: pur subendo conseguenze più lievi, diventano un micidiale veicolo di trasmissione e possono contagiare familiari come i nonni, che corrono invece maggiori rischi di complicanze» spiega Mauro Ruggeri, medico di medicina generale e membro della Commissione vaccini della Regione Toscana. «L’obiettivo è coprire una fascia il più possibile ampia di popolazione, in modo da ridurre il numero di ricoveri per le complicanze da influenza ed evitare sovrapposizioni con il Sars-Cov-2, visto che i sintomi sono molto simili e facilmente possono essere confuse le diagnosi».
Ma cosa faranno i medici di famiglia quando cominceranno a presentarsi i casi dubbi?
«Solo il tampone potrà dire se si tratta di Covid, certo è che se escludiamo o riduciamo i casi di influenza, la diagnosi diventa più facile» specifica Ruggeri.
«Se ci sarà un’ampia adesione alla campagna vaccinale (che ricordiamo è volontaria, ndr), si potrà alleggerire il peso sul sistema sanitario, perché l’influenza è comunque una malattia importante che in alcuni casi può richiedere il ricovero ospedaliero. Soprattutto, ci rivolgiamo alle persone fragili e ai malati cronici, diabetici, cardiopatici e a chi ha problemi respiratori, perché rischiano di più» dichiarano dalla Regione Toscana.
Chi vuol esser vaccinato?
L’invito dunque è a vaccinarsi, anche perché in tempi recenti è cresciuta la schiera dei contrari. Nel 2009 con l’influenza H1n1, la cosiddetta suina, l’adesione fu particolarmente alta, mentre negli ultimi anni la percentuale è andata scendendo fino a raggiungere nel 2019-2020 soltanto il 56% delle persone cui viene offerto il vaccino, circa il 20% della popolazione toscana. «Se lo scorso anno le conseguenze del virus influenzale furono blande, nei due anni precedenti invece l’impatto era stato molto pesante con numerosi ricoveri e decessi. Quindi, si consiglia di aderire alla campagna di vaccinazione, visto che gli effetti collaterali sono trascurabili» precisano dalla Regione Toscana.
Quali possono essere questi effetti?
«Un po’ di dolore lì dove viene fatta l’iniezione o un leggero malessere nei giorni successivi, ma accade raramente» conclude Ruggeri.
Chi non rientra nelle categorie indicate, ma intende vaccinarsi, può rivolgersi al medico di famiglia, che saprà dare le indicazioni su come procedere.
Vaccino antinfluenzale e Covid 19
In estate sono stati pubblicati due studi, uno statunitense condotto da ricercatori della Nference e della Mayo Clinic di Rochester e uno italiano che ha messo insieme numerose università e centri di ricerca, che analizzano la correlazione fra incidenza del Covid 19 e vaccinazioni. I risultati di entrambi, sulla base di studi epidemiologici, hanno dimostrato che le persone sottoposte a recenti vaccinazioni, compresa l’antinfluenzale, hanno contratto in percentuale minore il Coronavirus, rispetto a chi non si era vaccinato. Per gli scienziati dipenderebbe dal fatto che molti vaccini danno una risposta protettiva contro l’agente patogeno per il quale sono stati formulati, ma anche rispetto alle infezioni dovute ad altri virus e batteri, sollecitando il sistema immunitario ad una più pronta risposta.
Storia dell’influenza
Nel 1933, in Gran Bretagna, venne identificato il primo virus influenzale che colpisce l’essere umano. Ovviamente il virus circolava e colpiva già prima della sua definizione. Dagli anni ’30 a oggi, gli scienziati hanno individuato più tipi di virus, che sono stati classificati in tre famiglie: di tipo A, B e C.
Quelli di tipo A sono i più comuni, circolano nell’organismo umano, ma anche in quello di altre specie animali, quali uccelli, maiali e cavalli. Sono responsabili delle forme più serie di influenza.
I virus di tipo B circolano soltanto nell’organismo umano. Determinano, in genere, una forma di influenza meno grave di quella dovuta ai virus di tipo A, anche se hanno le potenzialità per diventare pericolosi, qualora mutassero.
I virus di tipo C, di solito, causano infezioni asintomatiche o molto lievi, quindi con scarsa rilevanza dal punto di vista clinico. Il vaccino 2020-2021 è formulato in modo da proteggere da alcuni virus di tipo A e B.
Non è vero che…
• Se si fa il vaccino troppo presto non funziona. Il vaccino resta efficace per tutta la stagione e si può fare già nei mesi di settembre/ottobre.
• Mi sono vaccinato, ma ho preso comunque l’influenza. Probabilmente è stato un altro tipo di virus a dare gli stessi sintomi, come febbre, raffreddore e mal di gola, ma non quello dell’influenza che ha caratteristiche specifiche e può dare complicanze gravi.