Andrea e Sara sono l’unica coppia della fila, con pazienza aspettano il loro turno ma non per entrare al supermercato. Sono in fila di fronte al Centro Caritas di via Baracca, dove si trova una delle mense più grandi di Firenze. “Nella nostra vita abbiamo sempre lavorato” racconta Sara “ma adesso tutto si è fermato e non sappiamo come fare”. Lui muratore, lei addetta alle pulizie negli hotel, da un giorno all’altro si sono trovati senza lavoro. “Non riusciamo a comprare da mangiare neanche per i nostri bambini” spiega Andrea, che si emoziona pensando ai tre figli “Ora ci aspettano a casa, gli abbiamo detto che andavamo a fare la spesa perché ci vergognavamo”. Purtroppo ciò che sta vivendo questa coppia non è un caso isolato.
Pasti caldi per chi ne ha bisogno
“Sono aumentate le persone che vengono da noi per la prima volta. Siamo in stretto contatto con gli assistenti sociali che ci segnalano le famiglie più vulnerabili” spiega Mattia Marinai, responsabile del Centro Caritas di via Baracca. Normalmente l’accesso al servizio mensa avviene dopo un colloquio e la compilazione di una documentazione che attesti lo stato di difficoltà, a cui fa seguito il rilascio di una tessera identificativa. Ma adesso che i colloqui sono bloccati per motivi di sicurezza, la procedura per la distribuzione degli alimenti è meno ingessata: “Non vogliamo negare un pasto a nessuno; anzi, cerchiamo di essere attenti ai bisogni delle persone. Se possibile, ad esempio, facciamo anche scegliere i pasti” spiega Mattia.
Il servizio mensa, attivo tutti i giorni, è stato modificato a seguito dei decreti del Governo per contenere la diffusione del virus: i pasti caldi monouso vengono confezionati e poi consegnati agli ospiti abituali della mensa, ma ora si preparano anche i pasti destinati agli ospiti di altri luoghi d’accoglienza della città, per un totale di 1.500 al giorno.
Un aiuto concreto
Con l’emergenza Coronavirus le mense Caritas in Toscana, che effettuano ora solo servizio da asporto, hanno quasi raddoppiato il numero di pasti serviti. In un contesto del genere diventa ancora più importante la disponibilità di prodotti alimentari per soddisfare le tante richieste. Per questo motivo Unicoop Firenze e Fondazione Il Cuore si scioglie hanno voluto rilanciare il loro impegno nella lotta alla povertà.
Prima tramite la distribuzione di 300.000 euro in buoni spesa alle associazioni di volontariato del territorio, per rifornire le mense e acquistare generi alimentari per chi ha bisogno. Poi, attraverso l’attivazione della Spesa Sospesa nei punti vendita Coop.fi, un’iniziativa che nel mese di aprile ha consentito a migliaia di cittadini di fare donazioni alle casse a partire da 1 euro e da 100 punti della carta socio. In meno di un mese sono state 16 mila le donazioni fatte per oltre 60.000 euro raccolti, cifra raddoppiata dalla Fondazione Il Cuore si scioglie. Con i 120.000 euro messi complessivamente a disposizione le associazioni hanno potuto acquistare pacchi spesa di generi alimentari da consegnare direttamente alle persone in difficoltà.
Nuove povertà
Un aiuto che in questi giorni può essere fondamentale per molti: “In questo momento c’è un flusso di persone che prima non avevamo. Gente che sbarcava il lunario con un lavoro in nero, o precario, o col piccolo commercio, ora non ha i soldi per pagare il cibo e l’affitto. In questa situazione un pasto caldo o un sacchetto della spesa possono fare davvero la differenza” spiega Marcello Suppressa, delegato regionale Caritas.
La distribuzione degli alimenti avviene in maniera capillare sul territorio, ad esempio attraverso i Centri d’ascolto Caritas parrocchiali, come raccontano Maurizio Mattioli e Gianni Di Tomaso, volontari presso le parrocchie di Santa Maria a Cintoia e di Santa Maria Ausiliatrice a Firenze. “La nostra funzione principale è ascoltare le persone per capire di cosa hanno bisogno: a volte ci chiamano per un documento, altre per un aiuto alimentare”.
I centri in questa fase sono chiusi al pubblico, ma rimangono presidiati per l’assistenza telefonica e per la consegna dei pacchi spesa. D’altronde, considerando soltanto le zone della città in cui operano Maurizio e Gianni le persone assistite sono più di 700.
L’altro fronte dell’emergenza riguarda quelle persone che già vivevano in condizioni disperate, come ci confermano dalla Comunità di S. Egidio: “Registriamo un deciso incremento delle persone che vivono per strada, ad esempio nella zona della stazione di Santa Maria Novella le presenze sono quasi raddoppiate. Non si vedono turisti o pendolari ma tanti senzatetto in più, persone che si trovano senza niente e che ogni giorno cercano di sopravvivere a questa situazione. Per questo motivo grazie ai prodotti che ritiriamo nei supermercati Coop.fi abbiamo deciso di aumentare la distribuzione dei pasti ai senza fissa dimora, consegnando anche prodotti per l’igiene personale come sapone, fazzoletti e gel sanificante”.
Senza dimenticare l’incremento delle richieste d’aiuto che arrivano dalle strutture che offrono accoglienza a tante donne che cercano riparo da situazioni di pericolo, come nel caso di Casa Serena, gestita da ACISJF e delle case rifugio di Artemisia. Anche qui arrivano i pacchi alimentari della spesa sospesa.
La solidarietà dunque non si ferma e procede spedita anche sul versante laico, come nel caso della Cooperativa sociale Il Girasole, che a Firenze supporta anziani fragili e persone con disabilità e disturbi psichiatrici: “Stiamo lavorando a pieno regime, abbiamo centinaia di assistiti che sono chiusi in casa da settimane” spiega Marco Locci, coordinatore delle attività. Nei giorni dell’emergenza sanitaria anche gli operatori della Girasole si sono attivati per portare generi alimentari a chi ha più bisogno. “Dopo aver ricevuto i buoni spesa che ci hanno donato Unicoop Firenze e la Fondazione Il Cuore si scioglie, ci siamo confrontati con una nutrizionista per sapere cosa era più indicato acquistare. In una settimana siamo già riusciti a consegnare ottanta pacchi spesa a persone anziane e sole”. Ed è proprio la solitudine l’altro nemico da affrontare: “La gente teme il virus, ma fa più paura il non avere nessuno con cui scambiare una parola, qualcuno a cui potersi rivolgere in caso di bisogno”.
Nel frattempo Andrea e Sara hanno preso i loro sacchetti con il pranzo e si avviano verso casa, si guardano negli occhi e sorridono nonostante tutto. Anche questa volta potranno dire ai loro bambini che andrà tutto bene
Articolo di Giulio Caravella e Francesco Ricceri