Problemi di udito nei bambini

L'intervento precoce dello specialista è spesso risolutivo. I consigli dell'esperto Franco Trabalzini, responsabile dell’Otorinolaringoiatria del Meyer

Ospedale pediatrico Meyer
Ospedale pediatrico Meyer
Consigli di salute e alimentazione nell'infanzia in collaborazione con i medici del Meyer di Firenze.

Ci sentirà bene? Quante volte i genitori si fanno questa domanda, chiedendosi anche quali siano gli “indizi” per scoprirlo? Ecco le risposte di Franco Trabalzini, responsabile dell’Otorinolaringoiatria del Meyer.

Quando è bene rivolgersi allo specialista?
Anche in assenza di problemi, è buona norma sottoporre il bambino a una visita otorinolaringoiatrica di controllo prima dell’inizio del primo anno di scuola primaria.
In caso di ostruzione nasale costante, russamento, apnee notturne, episodi ricorrenti di male alla gola e alle orecchie, sospetto di riduzione dell’udito, è necessario sottoporre il bambino, prima possibile, a una valutazione da uno specialista otorinolaringoiatra.

Quali sono i segnali che possono farci sospettare problemi di udito?
Quando un bambino è distratto, a tratti apatico, con tendenza all’isolamento dai compagni e dai familiari, poco attento a scuola e manifesta talvolta comportamenti di irrequietezza, irascibilità, agitazione. Anche la tendenza a tenere alto il volume della televisione o della radio, o quando l’ascolto avviene attraverso le cuffiette, così come l’avvicinarsi molto alla Tv, sono segnali da approfondire. O ancora ritardi o disturbi del linguaggio, ad esempio, se non risulta appropriato in relazione all’età del bimbo.

Quali le principali cause di ipoacusia nei bambini?
Le ipoacusie congenite, ovvero presenti già al momento della nascita, sono dovute in circa il 50% dei casi a mutazioni genetiche, vale a dire difetti del Dna che il bambino eredita da uno o da entrambi i genitori. Il restante 50% è causato da infezioni trasmesse al bambino durante la gestazione, come citomegalovirus, rosolia e toxoplasma.

Alcune sordità non sono presenti alla nascita, ma vengono acquisite in epoca successiva, nel primo mese di vita, e possono legarsi, fra le altre cause, all’ittero o a particolari terapie antibiotiche per via endovenosa. Anche forme infiammatorie come le otiti, soprattutto se ricorrenti, e l’accumulo cronico di catarro nell’orecchio possono favorire una riduzione di udito nel bambino.

Perché è importate riconoscere precocemente la riduzione dell’udito?

Intervenendo in tempi rapidi, oltre a correggere la perdita uditiva, si promuove la maturazione del sistema uditivo centrale, permettendo al bambino un adeguato sviluppo del linguaggio con vantaggi socio-emotivi. Fino agli anni Novanta, i bambini nati con una perdita uditiva significativa, nella maggior parte dei casi, non venivano riconosciuti fino ai 24-36 mesi di età. Un adeguato sistema di screening assicura invece oggi un’individuazione e un trattamento precoce.

Come si interviene?

Il trattamento dipende, naturalmente, dal tipo e dal livello di perdita uditiva del bambino: può trattarsi di un intervento chirurgico (che oggi è nella maggior parte dei casi minimamente invasivo) oppure dell’utilizzo di protesi acustiche. Fortunatamente i grandi progressi della medicina e delle tecnologie mediche hanno fatto sì che oggi anche i bambini che nascono con un grave deficit uditivo, se trattati precocemente, possano arrivare all’età scolare avendo già recuperato, in buona misura o completamente, le funzionalità dell’udito e del linguaggio.

IN PILLOLE

  • Distrazione, apatia e tendenza all’isolamento possono essere spie di ipoacusia
  • Una visita di controllo prima dell’inizio della scuola primaria è sempre utile
  • La buona notizia: un trattamento precoce consente un ottimo recupero

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