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Ogni mattina a Jenin

Ogni mattina a Jenin

Autore Susan Abulhawa

Casa editrice Feltrinelli, 2011

Pagine 339

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Bagno a Ripoli

Trama

Il romanzo narra la vita di una famiglia palestinese lungo un arco temporale di sessant’anni, dagli anni ‘40 del 1900 fino al 2002. In questo lasso di tempo conosciamo i loro affetti, le amicizie, gli amori, ma anche i loro dolori quotidiani, il vivere da profughi, le violenze e i soprusi.

La citazione degna di nota

«Le radici del nostro dolore affondano a tal punto nella perdita che la morte ha finito per vivere con noi…La nostra rabbia è un furore che gli occidentali non possono capire.La nostra tristezza fa piangere  le pietre. E il nostro modo di amare non è diverso»

«Nasciamo tutti possedendo già i tesori più grandi che avremo nella vita. Uno di questi è la tua mente, un altro è il tuo cuore….Io ho cercato di usare la mente e il cuore per tenere il nostro popolo legato alla propria storia, perché non diventassimo creature senza memoria  che vivono arbitrariamente in balia dell’ingiustizia»

«Possono portarti via la terra e tutto quello che c’è sopra, ma non potranno mai portarti via quello che sai o le cose che hai studiato»

Le nostre riflessioni

Come era prevedibile il confronto su questo romanzo è stato molto partecipato. 

Qui, molto più che in altre storie, la morte e la vita camminano accanto in ogni momento e ci siamo trovati a riflettere su come a volte il passo da vittima a carnefice sia fin troppo facile da compiere. E’ un libro che indaga la complessità dell’essere uomini, doloroso e doveroso, straziante, commovente, intenso.

L’autrice Susan Abulhawa, con una scrittura intrisa di profonda poesia, ci richiama a riflettere e sentire, con la testa e con la pancia, il valore del senso di umanità, sopra ogni cosa. 

La principale voce narrante è quella di Amal, nata nel campo profughi di Jenin. A lei si accompagnano molte altre figure. Hassan, dolcissima figura paterna; Huda, l’amica di sempre e il loro legame d’affetto profondo; Fatima, emblema dell’amore che sopravvive e Sara, la figlia che non vuole rinunciare a capire chi è, che vuole tornare a vedere.

Abbiamo sottolineato come questi personaggi, simbolo di un intero popolo, siano fortemente animati da una grande solidarietà, coraggio, amore (soprattutto nelle coppie) e da una sincera forza, aspetti che nel racconto mediatico occidentale troppo spesso negli anni sono mancati.

Abbiamo convenuto che non è stata cosa da poco scegliere di narrare una storia, anche in parte autobiografica, senza andare ciecamente “contro” l’altra parte, ma cercando invece di capire e costruire. Ci aspettavamo una storia di parte, per scoprire con entusiasmo di essere davanti ad un libro contro l’odio e la disumanità.

Questa lettura ci ha dato inoltre l’opportunità di riflettere sulla situazione purtroppo ancora attuale spingendoci ad approfondire, apprendere e capire, informandoci più a fondo. 

Ci siamo affezionati a molte figure narrate in questo libro, ma soprattutto a lei. In fondo, forse è lì che ci piace pensarla, la nostra Amal, ogni mattina all’alba, abbracciata al suo papà, con un libro tra le mani.  La nostra Amal, con la vocale lunga, la Speranza.

Lo consigliamo a...

A tutti !!!

Le parole chiave del libro

Dolore 

radici

senso di umanità

paura

amore

identità