Negli ultimi anni, molti studi sperimentali e clinici hanno dimostrato che il nostro intestino è molto più importante di quanto si pensasse. Per questo se ne parla come di un secondo cervello. Ma sarà vero?
«Tutti abbiamo sperimentato nella vita che l’emotività può avere importanti conseguenze sul sistema intestinale – ci dice Andrea Galli, professore ordinario di gastroenterologia dell’Università di Firenze -; lo stress è spesso associato a spasmi, gonfiore, nausea e vere e proprie malattie infiammatorie come le coliti».
L’apparato digerente adatta, dunque, le sue funzioni a stimoli provenienti dall’esterno per garantire la digestione?
«C’è un’interazione molto stretta tra i neuroni sensitivi e motori dell’intestino e del sistema nervoso centrale. Infatti, questo consiste in una rete di circa 500 milioni di neuroni con diverse funzioni che governa l’apparato digerente, per esempio controllando i movimenti della muscolatura liscia intestinale, la secrezione, l’assorbimento e il flusso sanguigno. Queste cellule nervose ricevono e trasmettono segnali in relazione a sensazioni e stati d’animo interni, ma anche ad agenti esterni».
Sono le emozioni a condizionare le funzioni intestinali? O viceversa?
«C’è una grande interconnessione tra i due cervelli, centrale e intestinale, che giustifica come l’emotività possa ripercuotersi sul sistema gastro-intestinale, ad esempio nei casi di colite, ma la cosa si rende più complicata in quanto il sistema funziona bidirezionalmente: infatti si ipotizza anche che problematiche intestinali possano portare a sviluppare alcune forme di ansia o depressione. L’intestino sembra aiutare a fissare i ricordi legati alle emozioni e segnala gioia e dolore, grazie alla serotonina, il neurotrasmettitore del benessere».
Questa interconnessione può influenzare le difese immunitarie?
«Se in salute, è in grado di difenderci dagli agenti esterni e avvisare anche il resto del corpo che esiste un pericolo da fronteggiare, così da poter mettere in moto tutte le difese necessarie che vengono organizzate dal sistema centrale. Particolarmente utile a questo scopo è anche la flora batterica (microbiota), che garantisce il benessere del nostro corpo, regolando la digestione dei cibi e producendo ormoni».
L’intestino ha un ruolo nella genesi di disturbi mentali e malattie neurodegenerative?
«Alcuni studi sono arrivati a stabilire delle associazioni tra squilibri della flora intestinale e alcuni disturbi mentali. Tanto che, soprattutto negli Stati Uniti, si parla addirittura di usare “microbi dell’umore”, o “psicobiotici”, come supplementi per migliorare la salute mentale. Uno degli studi che ha inaugurato il filone della ricerca su batteri e cervello è stato condotto in Giappone nel 2004: i ricercatori dell’Università di Kyushu scoprirono che topi allevati in ambienti sterili, privi di batteri intestinali, quando si trovano in situazioni di stress hanno in circolo una quantità di cortisolo (l’ormone dello stress) circa doppia rispetto ai topi normali. Un gruppo dell’Università di Cork, in Irlanda, sta poi studiando i legami tra microbiota e depressione a partire dall’osservazione che nell’intestino dei pazienti depressi è presente una minore diversità di batteri: l’ipotesi è che questo squilibrio possa avere un ruolo nella genesi del disturbo. I ricercatori considerano anche l’ipotesi che una dieta che altera la salute dell’intestino, per esempio un’alimentazione con poche fibre, potrebbe renderci più vulnerabili».