Ricordando Berlinguer

A quarant’anni dalla morte, un’intervista a Luca Telese, che il 6 ottobre sarà ospite di "Leggere per non dimenticare", la rassegna letteraria, il mercoledì pomeriggio alla Biblioteca delle Oblate di Firenze

7 giugno 1984: l’immagine di Enrico Berlinguer sul palco di un comizio a Padova per le elezioni europee, colpito da un ictus che lo porterà in pochi giorni alla morte, rappresenta la fine di un’epoca, quella delle speranze nella politica. Quarant’anni dopo in molti hanno ricordato il segretario del Partito Comunista Italiano; fra questi il giornalista Luca Telese, che il 16 ottobre presenterà il suo libro Opposizione. L’ultima battaglia di Enrico Berlinguer (Solferino) a Firenze per la rassegna “Leggere per non dimenticare”.

«Berlinguer è oggi ancora più vicino a noi perché il mondo che lui intravedeva quaranta anni fa è il mondo del caos, della prepotenza, dei diritti umani schiacciati, ed è sorprendente vedere con quanti pochi elementi era riuscito a capire che l’equilibrio uscito dagli accordi di Yalta (che nel 1945 avevano stabilito le sfere di influenza in Europa di Usa e Russia, ndr) non c’era più e che invece si stavano affermando potenze assetate di sangue per il potere e l’egemonia – spiega il giornalista -. Aveva capito con il funerale del presidente Andropov che il potere sovietico era una facciata di cartapesta, che gli Stati Uniti con l’elezione di Reagan erano finiti in mano a un presidente proto-populista, che in qualche modo anticipava Trump.

Tutto ciò accadeva quarant’anni fa dando vita a situazioni che ritroviamo ancora oggi, ad esempio la guerra in Palestina: il giorno del massacro di Sabra e Shatila (1982, ndr) Berlinguer prese una posizione nettissima contro l’esercito israeliano con concetti che potrebbero benissimo riferirsi all’oggi».

Cos’era l’opposizione per Berlinguer?

È quel sentimento di rabbia che lo coglie mentre si trova a Mosca quando viene proposto il taglio della scala mobile e capisce che a pagarne il prezzo saranno i più poveri, e tutto ciò gli fa dire: «Daremo battaglia». È una grande lezione perché l’opposizione si può fare solo scegliendo di stare da una parte ben precisa; fu così che riuscì a portare il 24 marzo 1984 un milione di persone in piazza contro il decreto Craxi, facendo ridurre il taglio da quattro a due punti.

Oggi affascina la figura dell’uomo solo al comando; che tipo di guida era Berlinguer per il partito?

Berlinguer cambiò totalmente il partito allontanandolo dall’ortodossia sovietica, fece mille strappi, ma sempre nel rispetto delle regole e della procedura democratica. C’è un aneddoto bello: su una proposta di Berlinguer ci fu nel partito una lotta furibonda, poi alla fine la proposta passò per un voto. Ma poiché il voto in più era solo consultivo, Berlinguer decise che la mozione non sarebbe passata: contrariamente a quello che fanno tanti politici di oggi che truccano per vincere, lui aveva vinto ma non voleva farlo usando scorciatoie.

Quali aspetti poco noti del carattere di Berlinguer emergono in questo libro?

Il libro è pieno di aspetti della vita privata, emerge quell’ironia, quel suo modo inconfondibile di essere arguto, ma anche anticipatore, come quando osservando il computer di suo figlio, un Commodore 64, in un’intervista previde che il futuro avrebbe prodotto un proletariato intellettuale precario, proprio quello che abbiamo oggi. Durante il tour che ho fatto per i quarant’anni dalla morte di Berlinguer un signore è comparso con un cartello con la scritta: «Berlinguer da 40 anni nel futuro», ecco quel cartello è la sintesi perfetta di cos’era Berlinguer.

Forse è per questo che Berlinguer è diventato quasi una figura mitica, anche per i più giovani…

Il 30% di coloro che hanno visitato la mostra di Berlinguer a Roma, anche grazie al biglietto ridotto, erano ragazzi con meno di diciotto anni: c’è un’enorme curiosità ed è dovuta proprio al forte legame con l’attualità.

Leggere per non dimenticare

L’appuntamento con gli incontri di “Leggere per non dimenticare” è ogni mercoledì pomeriggio alla Biblioteca delle Oblate di Firenze.
A ottobre, oltre a Luca Telese (il 16), Adriano Prosperi (il 9), Corrado Augias (il 23) e Nicoletta Verna (il 30).

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